Ciccolini, lettera di genitori di Lucia
Parla di «irreparabile violenza», di «un abisso dell'aggressione» che gli è «inspiegabile ed insopportabile» e di sentirsi «stretto dalla morsa dell'orrore». Inizia la lettera con «stimati signori» e termina «con profonda vergogna». Segue la firma: Vittorio Ciccolini. L'avvocato veronese condannato in primo grado a 30 anni per aver ucciso l'ex fidanzata Lucia Bellucci, dal carcere di Trento in cui è rinchiuso ha inviato uno scritto alla famiglia della vittima: 26 righe per chiedere scusa, per spiegare il suo stato d'animo, per cercare un dialogo.
La busta è arrivata mercoledì a casa della famiglia Bellucci a Pergola, nelle Marche, ed è la prima che Ciccolini invia ai genitori di Lucia. «Sono passati quasi due anni e la lettera arriva a 20 giorni dall'udienza d'appello - interviene Pia, la madre della giovane donna uccisa - se è una richiesta di perdono, la può fare in un modo totalmente diverso, non difendendosi in un'aula del tribunale: accetta i suoi 30 anni di pena, li sconta, avvia una fase personale, un percorso di pentimento e di redenzione». L'appello è fissato il 15 giugno prossimo.
Era la sera del 9 agosto 2013 quando Vittorio Ciccolini si avventò contro Lucia Bellucci, 31 anni, prima stringendole le mani al collo, poi finendola con quattro coltellate. Quel giorno - come il giudice Carlo Ancona ha riconosciuto avvalorando la tesi del pm Maria Colpani - l'imputato tese «un agguato» alla sua ex fidanzata, appena arrivata a Madonna di Campiglio per lavorare come responsabile di un centro benessere. Lo stesso Ciccolini, fermato dai carabinieri tre giorni dopo mentre vagava a piedi per Verona, aveva ammesso di aver blandito la ex. I due avevano trascorso la serata in un ristorante di Spiazzo Rendena, bevuto del vino (Ciccolini ordinò due bottiglie), ma al termine del pasto anziché riaccompagnare l'ex fidanzata a Campiglio il veronese aveva fermato l'auto in una stradina secondaria ed estratto il coltello. Per tre giorni aveva viaggiato in auto con il cadavere di Lucia.
Vittorio Ciccolini lo scorso ottobre venne condannato a 30 anni per omicidio volontario, ossia il massimo della pena considerando il rito abbreviato e l'esclusione di attenuanti. Tre invece le aggravanti contestate: la premeditazione, i motivi abietti e la minorata difesa della vittima.