Maternità a Cles, reparto dei record

Da 23 anni il dottor Franco Nicolodi guida il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Cles

di Patrizia Todesco

Da 23 anni il dottor Franco Nicolodi guida il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Cles. Fra pochi mesi, a settembre, andrà in pensione e sa di consegnare all’Azienda e alla comunità un piccolo gioiellino. Del resto, che il reparto funzioni lo dicono anche i numeri perché alcuni primati, è noto, sono il frutto di un duro e costante lavoro.


Innanzitutto il reparto di Cles è quello che vanta la percentuale più bassa a livello provinciale (e non solo) di parti cesarei. Già lo scorso anno la percentuale era ben al di sotto della media provinciale e nazionale. L’anno si era chiuso con una media del 17%. Quest’anno le cose sembrano andare ancora meglio e la percentuale è scesa al 15%. Poi c’è tutto il capitolo del parto con analgesia epidurale, a Cles garantito grazie ad un progetto avviato nel 2009. Tutto questo premia anche i numeri di parti effettuati qui. «Quest’anno siamo a quota 209, in aumento rispetto allo scorso anno. Secondo le proiezioni dovremmo arrivare a 540 nati, un centinaio in più rispetto ai 440 del 2014 che era stato comunque un anno anomalo», spiega il primario Franco Nicolodi. Lo scorso anno il calo era stato causato dalle notizie relativi alla sicurezza dei reparti negli ospedali di valle e alle nuove linee guida sui parti considerati non fisiologici. «Ora la situazione si è normalizzata e, anzi, le nuove direttive che noi avevamo già attuato prevedono che il ginecologo e il rianimatore debbano essere chiamati quando in ospedale entra una donna in travaglio di parto».

In questo reparto il rianimatore in sala parto in realtà spesso già c’era, considerato appunto il progetto che vuole l’ostetricia di Cles come l’unico reparto in provincia in cui l’analgesia epidurale è garantita a tutte le donne che ne fanno richiesta. «Attualmente sono circa il 32% le donne che la richiedono», dice il primario. La richiesta può essere fatta durante la gravidanza e quindi viene fatto un colloquio con l’anestesista, oppure direttamente in fase di travaglio. In base alla nuova organizzazione e alle nuove disposizioni a Cles partoriscono le donne con basso rischio di complicanze. «Gestire i parti fisiologici - dice Nicolodi - richiede comunque una certa organizzazione anche dal punto di vista logistico. Qui a Cles abbiamo dieci posti letto e 5 stanze, ma solitamente siamo in grado di garantire una stanza singola per ogni mamma». Massimo confort e massima tranquillità dunque, con un rapporto one to one con le ostetriche, la possibilità di effettuare il parto in acqua e, su richiesta, anche dimissioni molto precoci».


Inoltre è previsto un servizio per le donne che danno alla luce il loro primo figlio. Un’ostetrica del reparto in carico al consultorio effettua una visita a domicilio a due giorni dalle dimissioni per vedere se la neo mamma ha qualche esigenza o problema particolare. Attenzioni alle mamme che sempre più vengono apprezzate perché, dice Nicolodi, dove si riesce a garantire sicurezza e un rapporto umano con le pazienti si viene sicuramente premiati. «A Cles - dice poi - c’è la possibilità in ogni situazione potenzialmente a rischio di tenere aperta la sala operatoria e mettere in atto le procedure che ci permettono di gestire il tutto in sicurezza. C’è comunque un attenta selezione delle gravidanze e per questo i trasferimenti sono rari perché chi è realmente a ?rischio? viene dirottato prima a Trento. Quello che mi sento di dire oggi è che questo è un reparto che oggi garantisce sicurezza e qualità e il mio auspicio e che, quando andrò in pensione, venga individuato in tempi rapidi un sostituto perché comunque una guida è importante. Una gestione a scavalco sarebbe devastante.

C’è un gruppo di ginecologi, ostetriche e rianimatori che lavorano con passione, competenza e in grande collaborazione e questo è un valore che va sicuramente tutelato». Il reparto di Cles ha il vantaggio di avere anche un reparto pediatria nell’ospedale che a breve sarà anche trasferito nello stesso piano dell’ostetricia. «Noi sappiamo che c’è un 10% di gravidanze che avranno una qualche difficoltà. Di queste una parte viene identificata già all’inizio. Un’altra parte durante i 9 mesi e infine una piccolissima parte emerge al momento del parto. Sono situazioni spesso non prevedibili ma che bisogna sapere gestire. Per questo ogni reparto deve avere le competenze per affrontare le emergenze.

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