L'Arcigay replica a Dellai: «Lorenzo il Saggio, non c'è traccia di saggezza in quanto scrive»
Lorenzo Dellai, ieri su questo giornale, era intervenuto a proposito del matrimonio omosessuale
Il parlamentare ed ex presidente della provincia Lorenzo Dellai è intervenuto ieri sull'Adige a proposito dei matrimoni gay, argomento di grande attualità dopo il voto in Irlanda, le manifestazioni delle Sentinelle in Piedi, la presa di posizione del Vaticano ("voto in Irlanda? Una sconfitta per l'umanità"), le iniziative di "Liberi e libere di essere" e l'assenza di una regolamentazione giuridica in Italia, a differenza di quasi tutti gli altri Paesi europei. Una lettera che ha - ovviamente - scatenato un putiferio: immediate le reazioni, soprattutto da parte dei cittadini, che anche sul nostro sito e sul nostro canale Facebook hanno commentato la presa di posizione di Dellai. Naturalmente è arrivata anche la replica dell'Arcigay, con una lunga e interessante lettera a firma di Paolo Zanella. Eccola qui sotto.
LA REPLICA DELL'ARCIGAY
Lorenzo Dellai, ieri su questo giornale, è intervenuto a proposito del matrimonio omosessuale. Parla di una “mutazione antropologica”, riflette sul “venir meno di alcuni elementi costitutivi dell’identità collettiva sedimentata in secoli di storia comune”, disquisisce sull’“equilibrio tra diritti individuali e doveri comunitari”. E non poteva che proporre la “Terza via”, come fanno gli statisti lungimiranti, come consiglia il saggio. Eravamo abituati al Dellai bravo amministratore, all’abile stratega, al Dellai un po’ arrogante che fa il bello e il cattivo tempo della politica nostrana. Ci scontriamo invece, questa volta, con l’intellettuale, il filosofo. Dellai il Saggio.
Il Parlamento, nei prossimi mesi, dovrà affrontare il tema del riconoscimento delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, e Dellai auspica che si possa “tentare la via della ragionevolezza, nel rispetto delle diverse sensibilità”. Propone la sua “Terza via”, un suo disegno di legge che non dice niente, che non afferma alcunché, ridicolo nella forma e vuoto di contenuti. Le coppie omosessuali possono attestare la convivenza, senza diritti, senza doveri. Senza alcun riconoscimento sostanziale, senza obblighi. Un attestato di amicizia, poco più di una dichiarazione di coabitazione. Un altro recinto, una specie di riserva indiana, una nuova apartheid dei diritti. Tutto questo per il rispetto delle “diverse sensibilità”.
Forse quella del co-firmatario Rocco Buttiglione, che senza mezzi termini afferma, in un crescendo delirante, che l’omosessualità è sbagliata”, che “l’omosessualità è un peccato”, che “essere gay è sbagliato come non pagare le tasse”. Non solo: ci tiene a dire che “l’omosessualità è un disordine morale”, che se “Dio ti ha dato un copro da maschio non potrai mai essere (leggi: usarlo) come una donna”.
Un saggio qualsiasi, se in quel di Roma incontrasse Dellai il Saggio, gli direbbe saggiamente: Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. E il nostro dovrebbe render conto anche di tal Mario Sberna, deputato e animatore di Democrazia Solidale, il nuovo (ennesimo) movimento politico di Dellai, convinto che “dietro ai gay c’è una lobby. Lo sanno tutti - spiega il collega dell’ex governatore - che i gay hanno un grosso potere economico, sono tutti milionari. Basta guardarli - afferma - per capire che sono pieni di soldi”. Non sembra cercare chissà quale Terza via questo deputato, e chissà se avrà detto anche al suo presidente Dellai quello che ha ribadito alla stampa: “Ma quali diritti? Per i gay? Non scherziamo!”
La saggezza è qualcosa di profondo, non una vernice con cui ricoprirsi per rendere più convincenti le proprie idee. Perché basta grattare poco poco per scoprire che di saggio, nelle parole di Dellai, non c’è traccia. Nell’introduzione alla sua proposta di legge, l’ex Governatore espone allarmato i dati del calo demografico, e anche sul suo intervento di ieri ci chiede “come mai in una Europa che sconta una progressiva e drammatica crisi demografica i temi prevalenti nell'opinione pubblica sembrano diventare il matrimonio tra persone dello stesso sesso?” Una domanda difficile, alla quale non sappiamo rispondere, ma alla quale contrapponiamo una ulteriore domanda: Cosa c’entrano i gay con il calo di natalità? E cosa c’entra questo con il riconoscimento delle unioni civili delle coppie omosessuali? Sarà mica che Dellai chieda a noi gay di contribuire all’innalzamento del tasso di natalità! Se poi si approfondisce la lettura dell’introduzione al dispositivo di legge, si capisce che è proprio quella l’accusa: aumentano i gay quindi nascono meno bambini. Una baggianata che non ha precedenti, una considerazione che di saggio non ha nulla, che anzi è il suo contrario, la stupidità.
Lo dice testuale: “Negli ultimi decenni è stato possibile rilevare il diffondersi di orientamenti e di pratiche di tipo omosessuale”. Potremmo qui scomodare la sociologia, la psicologia, tutta la scienza e tutti gli studi prodotti per smontare questa affermazione ridicola. Ma non ha senso contrapporre l’intelligenza all’ignoranza e alla mistificazione.
Ha senso contrapporre le idee quando ci sono. Quando non sono ideologiche e precostituite, quando si esprimono tenendo conto della realtà. Una realtà in cui le persone omosessuali esistono e stabiliscono relazioni affettive, contribuendo alla crescita sociale ed economica della nostra società. Omosessuali che costruiscono famiglie, che crescono figli, che hanno diritto di vedere riconosciuta la loro dimensione affettiva, come avviene ormai in tutte le democrazie occidentali, in tutti i Paesi civili, nella maggioranza degli Stati europei.
Ora che a Dellai abbiamo scartavetrato la sua patina di saggezza, ci rimane il politico. Non il bravo amministratore, non l’abile stratega, il politico. L’uomo invocato dalla sinistra più che dal centro come il deus ex machina indispensabile, che per lui si fanno i convegni 2.0 e si muovono intellettuali e cacciatori di poltrone. Lo chiediamo apertamente: c’è ancora bisogno di lui? Un centro sinistra in affanno, un Partito Democratico che non riesce a trovare la sua identità deve ipotecare le proprie idee e il proprio profilo etico a questo politico, a questa politica? Forse è il tempo di cambiare, di affrontare le sfide politiche, sociali e civili in modo laico e limpido, con cognizione di causa e un po’ di saggezza. Quella vera. Non quella della Terza via dal sapor democristiano, ma quella che ti impone di scegliere da che parte stare della Storia. Noi abbiamo scelto quella dei diritti.
Paolo Zanella, presidente Arcigay del Trentino