Clima più sereno in zona Portela
La situazione nel quartiere della Portela, un rione a pochi passi dal centro storico di Trento diventato simbolo del degrado urbano, sta tornando progressivamente alla normalità, e gli stessi residenti ravvisano un significativo miglioramento rispetto a qualche anno fa. Il dato emerge da una ricerca effettuata da due ricercatori, Fabio Colombo e Stefano Rubini, nell'ambito di un progetto sulla percezione della sicurezza cittadina promosso dalla cooperativa Villa Sant'Ignazio in collaborazione con la Provincia di Trento. L'indagine, portata avanti mediante una serie di interviste sul campo e corredata da un'ampia galleria fotografica, è stata presentata nel pomeriggio di ieri, in occasione della quarta edizione del convegno SenSi (Sentire sicurezza) intitolato: «Città sensibili, rappresentare il territorio e costruire relazioni». L'obiettivo della ricerca, durata un paio di mesi, era quello di conoscere un contesto urbano considerato come problematico, raccogliendo le impressioni e le opinioni di chi vive nella zona.
«Il progetto - ha specificato Colombo, a margine del partecipato convegno - si proponeva di approfondire il rapporto tra gli abitanti ed il quartiere della Portela, in modo da comprendere quali fossero le paure più frequenti tra i residenti ed il livello di sicurezza percepito. Stando a quanto appurato, possiamo dire che, in realtà, non esiste una questione di sicurezza, quanto differenti opinioni e modi di intendere la cosa. Mi spiego: a seconda della persona intervistata, il problema può essere rappresentato dal rumore provocato dai giovani seduti sul sagrato della chiesa di Santa Maria Maggiore, oppure dalla completa assenza di persone nelle ore notturne. In generale, ad ogni modo, la popolazione residente avverte un miglioramento del contesto generale rispetto a due anni fa».
Durato tre mesi, da marzo fino alla fine dello scorso mese di maggio, la ricerca ha portato all'evidenza la connessione tra la percezione dell'insicurezza di un rione ed il rapporto tra i residenti. «All'interno di un dibattito pubblico - ha detto in merito Colombo - abbiamo potuto constatare come molte paure fossero generate dalla mancanza di una rete sociale di quartiere, e dalla difficoltà riscontrata dalle persone nel venire in contatto tra loro».
Il risultato ottenuto dai ricercatori appare in linea con le indicazioni suggerite ieri da monsignor Gian Carlo Perego, direttore generale di Migrantes (Cei), in relazione alla necessità di rafforzare le relazioni interpersonali. In particolare, il religioso ha evidenziato come la costruzione della cittadinanza necessiti di interventi di sostegno ai più deboli e processi di inclusione sociale. Un altro aspetto della questione è stato poi portato all'attenzione dei presenti dalla ricercatrice Paolo Barretta, che ha esposto i risultati della ricerca nazionale. In questo caso, l'analisi ha permesso di evidenziare come i media siano in grado di influenzare le paure dei cittadini.