«Scomparsi» i soldi del malato, moglie e figlia condannate
Ogni spesa deve essere annotata, tutti gli scontrini e le ricevute conservati per i controlli: è quanto prevede la legge per chi viene nominato tutore di una persona disabile o non autosufficiente. Può capitare che qualche carta venga persa e che non ci siano chiare «tracce» telematiche del passaggio dei soldi che possano giustificare eventuali ammanchi. Se però a «sparire» è un faldone che avrebbe dovuto giustificare prelievi per 14 mila euro effettuati dal conto della persona malata, le cose si complicano.
Lo sanno bene due donne - moglie e figlia dell’uomo affetto da malattia degenerativa, nominate suo tutore e protutore - accusate di peculato per essersi appropriate di una somma pari all’importo della pensione erogata a favore dell’uomo e alla parte a lui spettante dalla vendita di un immobile. Assistite dall’avvocato Marcello Paiar, hanno spiegato che il faldone con la contabilità richiesto dal giudice tutelare sarebbe andato perso nel corso di un trasloco «burrascoso», come loro stesse lo hanno definito.
Tra i pacchi ed i pacchetti pronti per essere sistemati nella nuova abitazione, dunque, non sarebbero più state in grado di ritrovare ricevute e scontrini che provassero come erano stati spesi i 14mila euro mancanti.
Tenendo conto che il resto della contabilità del periodo precedente e di quello successivo era in ordine, le due donne speravano che le accuse nei loro confronti cadessero. Sono tuttavia state rilevate alcune anomalie nelle spese, ad esempio scontrini di prodotti femminili (del valore di pochi euro) inseriti nell’elenco di ciò che veniva acquistato a favore dell’uomo. Nel processo celebrato con rito abbreviato il giudice Carlo Ancona, concesse le attenuanti, ha condannato le imputate a un anno.