«Attentato terroristico», 5 anarchici indagati
La matrice anarchica dei due attentati del gennaio 2014 - il primo alla Meccatronica di Rovereto, il secondo al Tribunale di sorveglianza di Trento - era subito parsa evidente. Le rivendicazioni non avevano tardato ad arrivare e le indagini portarono a formulare l'ipotesi di una «finalità eversiva» degli episodi. Ora cinque anarchici risultano indagati dalla procura di Trieste per reati che vanno dall'associazione sovversiva con finalità di terrorismo all'attentato terroristico. Ne danno notizia gli stessi antagonisti attraverso il sito «Informa-azione». Per gli indagati è arrivata anche la richiesta di prelievo dei Dna. Richiesta che è stata respinta dagli interessati e che potrebbe portare ad un prelievo coatto.
Il primo episodio risale alla notte fra il 6 ed il 7 gennaio 2014: al polo della Meccatronica a Rovereto alcuni operai avevano scoperto nel vano scale i segni di diversi tentativi di incendio e una bombola di gpl con innesco. Due settimane dopo, un ordigno era stato piazzato davanti alle finestre degli uffici del Tribunale di sorveglianza di Trento, al Centro Europa: il botto, alle 5.10 del mattino del 28 gennaio, aveva fatto saltare tre vetrate degli uffici giudiziari. La deflagrazione era stata provocata dallo scoppio di una bombola a gas da campeggio, contenuta in una pentola a pressione e innescata probabilmente dalla «diavolina». Vicino c'era un bombola di gpl da 20 litri, bruciata ma fortunatamente non scoppiata. Tutto era stato posto sotto sequestro e repertato, così come una borsa di tela blu trovata nelle vicinanze (forse utilizzata per trasportare la pentola ed il fornelletto esplosi) e il nastro bianco e rosso che sarebbe stato sistemato sulle rampe delle scale da chi aveva organizzato l'attentato per evitare che qualcuno potesse avvicinarsi all'ordigno. Fra i reperti sarebbero state isolate tracce biologiche, probabilmente trovate anche sul materiale sequestrato il giorno successivo a casa di una ventina di anarchici.
Per l'attentato dal Tribunale di sorveglianza agli indagati vengono contestati l'attentato con finalità terroristiche o di eversione e l'associazione con finalità di terrorismo o di eversione, oltre a due violazioni della legge sulle armi (per la fabbricazione dell'ordigno e l'esplosione). Simili le contestazioni per l'episodio della Meccatronica: all'attentato terroristico e alle violazioni della legge sulle armi si aggiunge il danneggiamento seguito da incendio. Piovono dunque le accuse, così come i provvedimenti restrittivi, sugli anarchici che dopo lo sgombero di maggio dell'ex asilo Manzoni stanno occupando una casa disabitata in via Mattioli a Trento. Colpito anche il leader Massimo Passamani (l'Adige di ieri), su cui pende la richiesta della procura della sorveglianza speciale per due anni, oltre all'obbligo di firma a cui è sottoposto assieme ad altri due antagonisti.
«L'intento della Procura di Trento è quello di spaventarci con l'accusa di associazione sovversiva, come tre anni fa» sostengono gli anarchici che giovedì sera hanno organizzato un'assemblea. Questa volta, però, non sarà la procura del capoluogo a procedere, bensì quella di Trieste, competente in quanto due magistrati di sorveglianza di Trento risultano «persone offese». E che - per non lasciare nulla di intentato - ha intenzione di effettuare la comparazione del Dna.