In carcere e comunità per scippo ma poi assolto Ora un ragazzo chiede di essere risarcito
Accusato di fare parte di una gang di giovanissimi che metteva a segno furti e scippi ai danni di anziane signore, era stato arrestato, rimanendo per quindici giorni nel carcere minorile di Treviso e per oltre cinque mesi in una comunità di accoglienza. Il giudice dell’udienza preliminare, però, lo ha assolto per non avere commesso il fatto.
Ora il ragazzo - divenuto nel frattempo maggiorenne - ha deciso di chiedere un indennizzo per quei cinque mesi e mezzo di libertà negata. Attraverso l’avvocato Francesco Moser ha presentato istanza di risarcimento per ingiusta detenzione davanti ai giudici della Corte d’appello di Trento. La difesa del ragazzo, un trentino oggi 20enne, ha demandato alla corte la quantificazione del danno, ma - aspetto particolare - chiede che anche i mesi trascorsi in comunità siano equiparati alla detenzione, per la quale è riconosciuto un indennizzo di 235 euro al giorno. Al contrario l’Avvocatura dello Stato, che si è costituita, ritiene che la quantificazione non possa superare i 23 mila euro (la permanenza in comunità viene equiparata agli arresti domiciliari).
I guai, per il ragazzo, erano esplosi nel 2012. All’epoca aveva 17 anni ed era stato coinvolto in un’inchiesta, insieme ad altri quattro minorenni. Le accuse erano pesantissime: associazione a delinquere, finalizzata a compiere furti e scippi ai danni di donne, soprattutto anziane, che venivano derubate dei monili, poi venduti ai Compro oro. Tre maggiorenni - due ragazzi e una ragazza - erano stati invece denunciati per ricettazione, perché avevano ceduto per conto dei minorenni le collane rubate nei negozi di compravendita dell’oro.
Al minorenne trentino, in particolare, veniva contestato un unico episodio: l’avere strappato al collo di una donna la catenina d’oro in piazza Vicenza. Il ragazzo, che pure conosceva alcuni degli altri indagati, aveva però negato di fare parte di questa banda di bulli che, secondo gli inquirenti, si era resa protagonista di 18 furti con strappo e di tentato furto (alcuni anche in negozi) da luglio a settembre 2012.
In particolare, il 17enne negava di avere scippato la donna, ma ad «inchiodarlo» era stato il riconoscimento fotografico fatto dalla vittima. I cinque ragazzi a metà novembre erano stati dunque raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare: il 17enne era finito nel carcere minorile di Treviso dal 22 novembre al 6 dicembre, quindi era stato collocato in una comunità, dove era rimasto fino al 15 marzo.
Per quasi sei mesi, dunque - questo sottolinea la difesa - il ragazzo era stato privato della sua libertà. Per il ragazzo, alla fine, è arrivato il tempo del giudizio e davanti al giudice dell’udienza preliminare l’avvocato ha chiesto che venisse sentita la donna scippata la quale, però, ha detto che non si trattava dell’autore del furto. Il 17enne è stato dunque scagionato e assolto per non avere commesso il fatto. Per questo, ora, chiede di essere risarcito. Ora saranno i giudici della Corte d’appello a decidere se accogliere l’istanza e stabilire anche se il periodo trascorso in comunità possa essere equiparato alla detenzione.