Il Presidente Mattarella scrive all'Adige
Ringraziamo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per questo intenso e appassionato intervento scritto per l'Adige in occasione dei 30 anni dalla immane strage di Stava del 19 luglio 1985.
La strage di Stava non fu una delle numerose calamità naturali che si verificano nel nostro territorio, un territorio difficile ed esposto a grandi rischi idrogeologici, che l'incuria umana contribuisce ad aggravare. Fu, piuttosto, una micidiale somma di superficialità, avidità e omissione di controlli. La magistratura accertò colpe e responsabilità precise. Non ci fu, dietro di essa, la mano del fato, quella della natura matrigna o la furia degli elementi. Il disastro di Stava fu dovuto esclusivamente a gravissimi comportamenti da parte dell'uomo. Fu una tragedia che si poteva evitare, che doveva essere evitata.
A trent'anni da quella catastrofe - che trascinò con sé nel fango, cancellandoli, case, alberi, strade e ben duecentosessantotto vite umane - il dolore e la rabbia per quello che accadde non si sono ancora sopiti.
La frana ha cambiato per sempre il paesaggio della Val di Fiemme.
E rimane, ancora, come una vistosa ferita aperta, nel cuore verde del Trentino, in una zona bellissima e martoriata, teatro della tragedia della Grande Guerra e, più di recente, dei gravissimi incidenti agli impianti del Cermis.
Ma Stava è stata, e rimane, una tragedia nazionale. Innanzitutto perché quelle donne, quegli uomini, quei bambini rimasti sepolti nel fango provenivano da tutt'Italia.
E, inoltre, perché Stava è diventata il simbolo di un modo gravemente sbagliato di concepire l'attività economica, il profitto, il rapporto con l'ambiente, la valutazione dei rischi. Un modo che mi auguro sia stato definitivamente consegnato al passato.
La vicenda di Stava appartiene innanzitutto al dolore, acuto e dignitoso, dei familiari delle vittime e a quello di una comunità locale concorde e laboriosa. Stava è anche un luogo della memoria comune della nazione, meta a tutt'oggi di un pellegrinaggio da ogni parte d'Italia. Perché non vengano mai dimenticate le vittime, del Trentino e di altre Regioni, che riposano insieme nel piccolo cimitero di San Leonardo a Tesero. Perché non ci si scordi di chi, in quei giorni tristi, ha partecipato ai soccorsi, con spirito di sacrificio e senso del dovere. Perché sia reso onore a chi ha combattuto perché si arrivasse alla verità storica e giudiziaria sull'accaduto. Perché simili disastri non abbiano mai più a ripetersi.
Stava e le sue duecentosessantotto vittime rappresentano, ancora oggi, per tutti noi, un monito forte e perenne.