Truffa sugli sfalci «fantasma» denunciato anche un fiemmese
Le quattro società e la ditta individuale avevano tutte sede nello stesso posto e i dipendenti - solo un paio - erano decisamente troppo pochi per fare fronte allo sfalcio dei prat
Le quattro società e la ditta individuale avevano tutte sede nello stesso posto e i dipendenti - solo un paio - erano decisamente troppo pochi per fare fronte allo sfalcio dei prati e ai lavori sui numerosi appezzamenti che risultavano presi in affitto dai tre imprenditori agricolo. Così i finanzieri della Tenenza di Agordo, in provincia di Belluno, hanno deciso di vederci chiaro, riuscendo alla fine a scoprire una presunta truffa ai danni dell’Unione Europea, che ha portato alla denuncia di tre imprenditori agricoli: un 50enne e un 30enne dell’Agordino e un 50enne della Val di Fiemme.
Tutti e tre devono rispondere di truffa aggravata e falso ideologico. Secondo l’accusa i tre imprenditori avrebbero percepito sostanziosi contributi per la conduzione e lo sfalcio dei prati, senza che questi fossero effettivamente nella loro disponibilità e senza avere svolto alcuna attività agricola. Nei loro confronti il gip del Tribunale di Belluno ha emesso un decreto di sequestro preventivo di beni per 1 milione e 300 mila euro (pari all’importo della presunta truffa). I militari delle Fiamme Gialle, coordinati dalla procura di Belluno, hanno così proceduto al sequestro di venti tra abitazioni e terreni, dodici conti correnti e undici automezzi.
Le indagini che hanno portato al sequestro erano iniziate nel 2013. I finanzieri, dopo una verifica sulle cinque aziende agricole, hanno scoperto che nel corso degli anni queste erano riuscite ad acquisire consistenti finanziamenti pubblici del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale per la conduzione e lo sfalcio di grossi appezzamenti di terreni montani. I terreni lavorati - spiegano gli inquirenti - risultavano formalmente presi in affitto da agricoltori dell’agordino, ma quando i finanzieri hanno effettuato i sopralluoghi sui terreni ed ascoltato i loro effettivi proprietari (170 le testimonianze raccolte), hanno scoperto che nella maggior parte dei casi, spesso questi non conoscevano, né avevano mai visto i titolari delle cinque aziende in questione.
Nella maggior parte dei casi, infatti, erano gli stessi proprietari a occuparsi della gestione e dello sfalcio dei propri prati, peraltro senza percepire alcun contributo pubblico. Ma i finanzieri hanno appurato che, in certi casi, i prati che erano stati dichiarati per lo sfalcio «erano in realtà dei boschi di conifere, raggiungibili soltanto grazie ad impervi sentieri». In qualche caso, spiegano le Fiamme gialle, i proprietari dei terreni dati risultavano perfino defunti prima della stipula dei presunti contratti di affitto che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati falsificati.
Le Fiamme gialle sottolineano la «fattiva collaborazione per le indagini» assicurata dall’Azienda veneta per i pagamenti in agricoltura di Padova, ente istituito dalla Regione del Veneto, che si occupa dell’erogazione dei finanziamenti comunitari in ambito agricolo.