Dorigatti all'attacco: «Le croci degli Schützen alimentano l'intolleranza, basta divisioni»

di Angelo Conte - No

Basta dividere le persone su temi che dovrebbero unire, basta riportare a galla nazionalismi che hanno prodotto nello scorso secolo guerre e tragedie che non devono più ripetersi. Il presidente del Consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, critica con forza l'iniziativa delle oltre settanta croci di ferro piantate anche in Trentino per ricordare coloro che durante la prima guerra mondiale avevano combattuto per l'impero austroungarico. La scelta degli Schützen, trentini, sudtirolesi e tirolesi, di ricordare separatamente i morti sul fronte italo-austriaco viene però redarguita severamente dall'esponente del Pd.

«Il ciclico rinfocolarsi del dibattito attorno alle modalità di espressione della memoria collettiva dei drammi del primo conflitto mondiale ed in una terra che, comunque la si voglia vedere, fu vittima della follia bellica, necessita solamente di riflessioni pacate e lontane da ogni partigianeria. Davanti a tutti i caduti dell'Europa di cent'anni fa, divorata dal gorgo crudele della guerra, credo non sia praticabile nessuna politica del distinguo» spiega Dorigatti. 

«L'affermazione dei nazionalismi, attraverso un enorme bagno di sangue, fu un errore mastodontico di quelle culture d'allora, che guardavano ai soli interessi egemonici e che, nel loro cieco agire, preparavano già l'avvento di ulteriori tragedie» sottolinea ancora il presidente del Consiglio provinciale.

«Oggi, a distanza di un secolo e dopo la terribile lezione dei due grandi conflitti mondiali, tentare ancora di dividere il ricordo ed il suffragio è non solo sbagliato, ma rischia anche di generare altre frizioni di mai sopiti localismi, alimentando così un clima che speravamo sepolto dalla storia; un clima nutrito di intolleranza e di contrapposizioni, cioè esattamente di tutto ciò di cui il Trentino e l'Europa intera non hanno alcun bisogno» mette in guardia l'esponente del Pd. In questo contesto, anche la rappresentazione della pietà universale che è propria del simbolo della croce, può perdere il suo senso profondo, facendosi invece interprete di tutt'altro, rispetto al condiviso dovere di un silente ricordo non impastato di anacronistiche rivendicazioni ideologiche e di parte» continua ancora Dorigatti.

Secondo il presidente del Consiglio la riflessione sulla grande guerra e sulle battaglie sul fronte italo-austriaco dovrebbero servire per arrivare a una memoria condivisa che possa evitare inutili tensioni in un territorio di confine che ha vissuto pagine di storia decisamente tragiche. 

«L'auspicio - spiega ancora Dorigatti - invece è che, da questo dibattito, anziché sterili polemiche possano scaturire ritrovate ragioni di superamento del passato, attraverso un nuovo sguardo su quel futuro che oggi ci appare ancora funestato di interrogativi sul complesso cammino di un'umanità dolente e tutt'ora in fuga dalla guerra».

Infine, una critica anche per quanto riguarda la scelta di attribuire a un simbolo come la croce significati che non le appartengono usualmente. «La croce, per i credenti ed anche per i laici, deve parlare di speranza, di pace e di sconfitta dell'odio. Questo è il suo questo significato. L'unico che le appartiene veramente» conclude Dorigatti.

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