Il «pirata» nei guai anche per furto
Il furto è un comportamento sempre inaccettabile, ma rubare ad una persona che si è suicidata è abominevole. Eppure è accaduto qualche mese fa in val di Fiemme. La vicenda è emersa a margine del procedimento penale che vede un ventenne marocchino imputato per fuga in seguito ad incidente stradale ed omissione di soccorso. Il 7 agosto scorso il ragazzo, a bordo di una Opel Corsa, aveva investito a San Martino di Castrozza una coppia di turisti, un 55enne ed una 46enne, entrambi di Alfonsine (Ravenna). Dopo l'incidente era fuggito, abbandonando l'auto col paraprezza rotto nella piazza di San Martino e scappando a piedi lungo i sentieri verso malga Civertaghe dove, un paio d'ore dopo, il ragazzo era stato individuato, arrestato e denunciato.
Il processo per direttissima proseguiva ieri in Tribunale a Trento. La difesa, sostenuta dall'avvocato Alexander Schuster, aveva chiesto la messa in prova, richiesta però respinta dal giudice. A pesare sulla decisione probabilmente ci sono anche due denunce per altrettante ipotesi di furto contro il giovane. Le indagini sono ancora in corso e dunque non si tratta di precedenti penali, ma certo non aiutano la difesa. L'imputato, che lavora come ambulante e pur abitando in Veneto viene spesso anche in Trentino, è accusato di aver rubato del denaro che apparteneva ad un ragazzo che si era suicidato. Il giovane conosceva la madre della vittima, da cui spesso riceveva dei vestiti. L'ultima volta che si era presentato in casa, il figlio della donna era da poco morto suicida e qualcuno pare abbia rubato una sessantina di euro dal suo portafoglio.
Secondo l'altra denuncia, sempre presentata in val di Fiemme, il giovane marocchino sarebbe stato riconosciuto come possibile responsabile del furto degli ori dalla casa di un'altra signora che lo aveva fatto entrare per andare in bagno. L'udienza di ieri relativa all'incidente stradale dunque è stata rinviata. Tramontata l'ipotesi della messa alla prova, la difesa ora punta al patteggiamento. C'è già un accordo di massima per una pena di 1 anno e 4 mesi, se l'imputato riuscirà a risarcire 1.500 euro di danni morali. Ben più consistenti sono i danni biologici, per cui interverrà l'assicurazione, per le lesioni riportare nell'incidente visto che la donna si è risvegliata sotto choc dopo giorni di coma e l'uomo ha patito lesioni a livello vertebrale.