Auto distrutta: «Colpa del cervo» Ma la procura non ci crede
È finito nei guai con l'accusa di falso ideologico un ventenne di Trento che aveva chiesto alla Provincia il risarcimento per un incidente che sarebbe stato causato da un cervo. Gli accertamenti condotti dalla Forestale, però, sollevano parecchi dubbi sulla reale dinamica del sinistro. L'ipotesi degli inquirenti è che il ragazzo, studente di giurisprudenza, sia uscito di strada da solo distruggendo la sua Chevrolet Aveo e poi abbia simulato l'investimento di un cervo per ottenere l'indennizzo.
L'incidente risale al 6 settembre dello scorso anno in località Vason sul Bondone. Il ragazzo raccontò alla polizia locale di aver perso il controllo del veicolo perché un cervo aveva attraversato la strada all'improvviso. L'animale sarebbe andato a sbattere contro il lato sinistro dei veicolo. Di certo l'auto ne uscì talmente danneggiata da dover essere demolita.Pare che il veicolo si sia addirittura cappottato.
Tutta colpa del cervo? Secondo la procura l'animale non c'entra nulla. La Forestale, avvisata diversi giorni dopo il presunto investimento del cervo, ha rilevato diverse anomalie. Gli inquirenti hanno condotto un sopralluogo presso il deposito dove l'auto era in attesa di essere demolita.
La Chevrolet non presentava tracce di sangue o residui di pelle di animale ad eccezione di un ciuffo di peli, probabilmente di capriolo, che facevano bella mostra tra la lamiera e una griglia di plastica. Ma queste tracce biologiche invece di dimostrare il reale impatto con l'ungulato, alla fine potrebbero rivelarsi un'ulteriore prova a carico. Secondo la Forestale si tratterebbe infatti di peli posticci, incastrati dopo l'incidente.
E questo perché la griglia di plastica era posizionata in modo molto precario, ma anche perché dalla dettagliata documentazione fotografia acquisita presso la polizia municipale si rileva come non ci fosse alcun ciuffo di peli tra lamiera e griglia tanto che gli stessi agenti sottolinearono nel verbale di non aver rilevato alcuna traccia che facesse pensare alla collisione con un cervo.
Neppure il classico segno sull'asfalto per la brusca frenata. La difesa, sostenuta dall'avvocato Paolo Mazzoni, ora punta alla messa in prova.