Accoglienza profughi in Trentino: ecco domande e risposte, con i dati aggiornati per evitare «falsi miti»
Quanti sono i richiedenti protezione internazionale accolti in Trentino? Quali sono i servizi offerti? Quanto e come si spende per l'accoglienza? Chi sono i richiedenti protezione internazionale? Da quali soggetti è composta la rete dell'accoglienza? Ecco le risposte a queste e altre domande e, in fondo, le slide predisposte dal Cinformi del Dipartimento salute e solidarietà sociale della Provincia autonoma di Trento. Alla data del 31 agosto 2015 sono 790 i richiedenti protezione internazionale fra accoglienza ordinaria e straordinaria in Trentino.
Profughi, richiedenti protezione internazionale, quali sono le differenze rispetto agli altri migranti?
Come suggerisce la definizione stessa, il richiedente protezione internazionale è la persona che, al di fuori dal proprio Paese d'origine, presenta in un altro Stato domanda per il riconoscimento della protezione internazionale. Il richiedente rimane tale finché le autorità competenti (le Commissioni Territoriali) non decidono in merito alla domanda di protezione. Va precisato che, fino a quando lo Stato non si esprime attraverso l'apposita commissione, i richiedenti protezione internazionale hanno diritto di soggiornare regolarmente nel paese. Nel linguaggio comune, i richiedenti protezione internazionale vengono chiamati “profughi”, con particolare riferimento ai migranti soccorsi nel Mediterraneo in viaggio dalla Libia verso l'Europa. I richiedenti protezione internazionale sono “migranti forzati” e non “migranti economici”.
Perché dobbiamo farci carico dei richiedenti protezione internazionale?
Innanzitutto perchè è un diritto riconosciuto dalla Convenzione di Ginevra. La Convenzione è un trattato internazionale delle Nazioni Unite sottoscritto da 147 nazioni, tra le quali l’Italia. Si tratta di uno degli atti fondamentali che disciplina il diritto internazionale. Inoltre la nostra Costituzione afferma, all'articolo 10, che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
Chi stabilisce quanti profughi dobbiamo accogliere in Trentino? E con quali criteri?
I richiedenti protezione internazionale vengono redistribuiti sul territorio nazionale in base alla popolazione, al PIL (prodotto interno lordo) e al numero di richiedenti già presenti nelle diverse aree del paese. Secondo questa ripartizione, al Trentino spetta lo 0,9% delle persone accolte a livello nazionale (83 migranti ogni 10.000 persone soccorse in mare). I criteri di redistribuzione sono stabiliti da un accordo Stato-Regioni, quindi non contrattabili dalla singola Regione o Provincia. È bene precisare che la Provincia Autonoma di Trento non può rifiutarsi di accogliere le persone inviate dal Ministero dell’Interno.
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Di fronte a questo dovere di accoglienza come ci siamo organizzati? Cosa ci consente di fare la nostra Autonomia provinciale?
Rispetto alla quasi totalità delle Regioni, in Trentino la Provincia gestisce autonomamente le pratiche d’accoglienza sulla base di un protocollo di intesa sottoscritto con il Commissariato del Governo. Ciò significa che se altrove sono le prefetture ad individuare ed incaricare il privato di accogliere i richiedenti, in Trentino è la Provincia a svolgere questo compito. Ciò consente di individuare le località dove alloggiare i richiedenti protezione internazionale attraverso criteri più ampi, flessibili ed equi. Questo significa che la Provincia, per ciò che le compete, governa il fenomeno dei profughi.
Qual è il percorso dei profughi una volta arrivati in Trentino? Cosa succede al Campo di Marco?
Prima accoglienza
Al Campo di Marco avviene sempre la prima accoglienza. Qui si svolgono le prime visite mediche da parte del Servizio sanitario (controlli vengono effettuati anche prima di sbarcare sul suolo italiano), si avviano le procedure di identificazione delle persone attraverso la Questura, iniziano le attività di orientamento al territorio e ai servizi e si procede al supporto per le procedure di richiesta di protezione internazionale. Quando arrivano, i migranti vengono iscritti al Servizio sanitario e frequentano già al Campo di Marco i corsi di lingua e cultura italiana in attesa di essere trasferiti in luoghi di seconda accoglienza (tempi: 5/6 mesi).
Seconda accoglienza
Quando lasciano il Campo di Marco i richiedenti protezione internazionale vengono trasferiti in altre soluzioni abitative sul territorio provinciale. Gli alloggi vengono individuati grazie alla collaborazione fra Provincia, enti locali, terzo settore e privati cittadini.
Cosa viene fatto per informare le comunità che si apprestano ad accogliere i profughi sul territorio provinciale?
In ogni località l'arrivo dei richiedenti protezione internazionale è preceduto da un fitto dialogo con gli enti locali e da incontri informativi sul territorio nei quali vengono forniti tutti i dettagli dell'accoglienza. Il Cinformi ha poi reso disponibili, attraverso i propri strumenti di comunicazione (a cominciare dal sito www.cinformi.it), tutte le informazioni del caso, dando anche conto dell'andamento delle diverse esperienze di convivenza sul territorio.
La Provincia punta ad un'equa distribuzione dei profughi sul territorio. Quali sono i vantaggi?
La sinergia tra Provincia, Comuni, Comunità di Valle, terzo settore e privati cittadini può garantire un'equa distribuzione sul territorio dei richiedenti protezione internazionale, evitando in questo modo di concentrarli numericamente solo in alcune località. La suddivisione in piccoli gruppi favorisce inoltre efficaci percorsi di integrazione e inserimento in comunità. Una positiva collaborazione fra tutti i soggetti pubblici e privati citati consente di definire il modello trentino di accoglienza.
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Si sente parlare spesso di nuovi arrivi di profughi in Italia e poi in Trentino. Quanto rimarranno queste persone sul territorio provinciale?
I richiedenti asilo hanno il diritto di soggiornare regolarmente nel paese dove hanno fatto richiesta di protezione internazionale fintanto che ad essa non sia stata data risposta. In Italia l’ente preposto alla valutazione delle domande è la Commissione statale competente per territorio. I tempi di risposta medi della Commissione si attestano attualmente sui 14 mesi. In caso di risposta positiva da parte della Commissione, l’accoglienza può essere estesa ai successivi sei mesi non prorogabili salvo non autosufficienza. In caso di risposta negativa da parte della Commissione, l’accoglienza può essere estesa ai successivi quattro mesi non prorogabili salvo particolari vulnerabilità.
Che fine hanno fatto i migranti che dopo essere approdati in Trentino hanno lasciato il Campo di Marco? Sono sul territorio provinciale come clandestini?
Come diversi reportage giornalistici hanno ben documentato, moltissimi migranti, dopo una breve permanenza in Italia, tentano di raggiungere le reti amicali e parentali nel centro e nord Europa. La posizione dell'Italia nel Mediterraneo rende di fatto il paese il “molo” d'Europa anche per i richiedenti protezione internazionale che intendono raggiungere, come spesso accade, altre mete nel continente.
Quanto ci costa l'accoglienza dei profughi? È vero che ricevono 30 euro al giorno?
I profughi non ricevono 30 euro al giorno. Tale cifra è la spesa massima giornaliera che lo Stato riconosce alla Provincia Autonoma di Trento per l'accoglienza di ogni profugo. Gran parte di questo denaro viene usato per accogliere decorosamente i richiedenti protezione internazionale. I migranti ricevono un pocket money di 2,50 euro al giorno. I costi per l'accoglienza sono peraltro denaro speso sul territorio trentino. L’onere finanziario dell’accoglienza è sostenuto dallo Stato, che a questo proposito ha stanziato un apposito fondo vincolato (le risorse di questo fondo non possono essere utilizzate a scopi diversi da quello dell’accoglienza).
Alla parola profughi si sente associare spesso la parola “business”. Chi ci guadagna?
Speculazioni che possono essersi verificate altrove in Trentino non esistono. Esiste invece una rete composta da diversi enti, professionalità e privati cittadini che garantiscono un'accoglienza che va oltre il soddisfacimento dei bisogni primari (a favore anche di una migliore inclusione sociale), ottimizzando al massimo le risorse e spendendo, peraltro, meno della cifra massima giornaliera riconosciuta dallo Stato per ogni profugo.
I richiedenti protezione internazionale possono lavorare?
In base alla normativa nazionale, per i primi sei mesi da quando viene presentata la domanda di protezione internazionale non è possibile lavorare. È invece possibile svolgere attività di volontariato e tirocini di orientamento e formativi. Tali possibilità sono tuttavia subordinate alla formazione in materia di sicurezza sul lavoro. Ecco perché di norma si concretizzano dopo il periodo di prima accoglienza. La Provincia, in collaborazione con alcune aziende ed enti locali, è riuscita a promuovere e attivare alcuni tirocini di formazione, orientamento e volontariato.
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Con quali risorse vengono pagati i tirocini?
La normativa provinciale (in recepimento della legge nazionale) prevede che per ogni tirocinio formativo e di orientamento attivato in provincia di Trento venga erogata un'indennità di partecipazione al tirocinio non inferiore ad € 300,00 mensili o € 70,00 su base settimanale e non superiore ad € 600,00 mensili. La normativa prevede però “l’esenzione, totale o parziale, dall’erogazione dell’indennità di partecipazione al tirocinio nei confronti di soggetti svantaggiati o disabili, richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale qualora già beneficiari di sussidi economici.” Visto che i richiedenti e titolari di protezione accolti nei progetti d'accoglienza che fanno capo al Cinformi sono beneficiari di sussidio economico, il soggetto promotore del tirocinio (la Provincia autonoma di Trento) è esentato dall'erogazione dell'indennità di partecipazione. Dopo otto settimane di tirocinio non retribuito, se l'esperienza formativa viene prorogata, l’onere di corrispondere l'indennità ricade sull’azienda ospitante. Dal momento in cui il richiedente percepisce l’indennità legata al tirocinio è sospesa l’erogazione del sussidio economico.
Se per i primi sei mesi dalla domanda di protezione internazionale i profughi non possono lavorare, cosa fanno tutto il giorno?
La rete dell'accoglienza è quotidianamente impegnata nella valorizzazione del tempo libero dei richiedenti protezione internazionale. Innanzitutto attraverso l'insegnamento della lingua italiana, primo e fondamentale fattore di inclusione. Inoltre, vengono costantemente organizzate attività formative e ricreative mirate sempre all'apprendimento e all'inserimento in comunità. Molti migranti, per loro stessa richiesta, sono impegnati in attività di volontariato al servizio della comunità.
È vero che con la presenza dei profughi aumentano i rischi legati a illegalità e criminalità?
I dati non avvallano questa affermazione. Governare, per quanto ci compete, il fenomeno dei richiedenti protezione internazionale consente piuttosto di coniugare sicurezza e inclusione. A tal proposito è bene evidenziare alcune questioni:
- la Questura raccoglie dati identificativi (fotografia e impronte digitali) da tutte le persone che fanno domanda di protezione internazionale. Ciò consente di ricostruire, se necessario, la mappatura della loro presenza e dei loro eventuali spostamenti;
- coloro che richiedono protezione internazionale generalmente hanno interesse a non entrare in contatto con situazioni di illegalità per non incorrere nella fuoriuscita dal progetto di accoglienza;
- vengono costantemente organizzati momenti di formazione sui temi dell'educazione civica e del rispetto delle regole della comunità, illustrando anche le conseguenze dei comportamenti devianti;
- un'equa distribuzione dei richiedenti protezione internazionale sul territorio e la loro partecipazione ad attività di volontariato e a tirocini formativi favorisce la loro inclusione riducendo i rischi di tensioni sociali;
- se i richiedenti protezione internazionale si rendono protagonisti di episodi di devianza vengono sanzionati fino – nei casi più gravi – all'espulsione dal progetto di accoglienza.
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Molti profughi arrivano da paesi in forti difficoltà economiche e dai precari equilibri sociali. Come possiamo essere sicuri che queste persone non portino malattie?
Tutti i migranti soccorsi nel Mediterraneo vengono sottoposti, prima di approdare sul suolo italiano, a rigorosi controlli sanitari. Ulteriori, scrupolosi controlli vengono effettuati in Trentino all'arrivo dei migranti al Campo di Marco.
In Italia arrivano anche persone che non scappano da paesi in guerra. Perché dobbiamo accoglierle?
La Costituzione italiana riconosce il diritto d'asilo a tutti gli stranieri ai quali sia impedito l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione stessa. Accanto ai conflitti, motivi di richiesta di protezione internazionale possono essere, fra gli altri, persecuzioni per motivi politici, razziali e religiosi.
Si sente dire spesso che i profughi scappano anche dalla miseria, ma in alcuni casi non trasmettono un'immagine di povertà. Come mai?
Molti fra i migranti soccorsi in mare lavoravano regolarmente in Libia, anche con significativi redditi, prima che la situazione del paese precipitasse. Costretti a scappare per sfuggire alla guerriglia, hanno portato con sé alcuni beni trasportabili, come telefoni cellulari o tablet. Riguardo l'utilizzo di smartphone e altri dispositivi mobili (che non rappresentano più uno status symbol), è bene ricordare che il diritto ad ogni forma di comunicazione è garantito dalla Costituzione italiana. Inoltre, per i richiedenti protezione internazionale è fondamentale, per la loro serenità e per quella delle loro famiglie, poter comunicare con chi è rimasto in patria o ha seguito diversi percorsi nel drammatico “viaggio della speranza” verso l'Europa.
Talvolta i media definiscono i profughi una “marea umana”. Ma arrivano tutti in Italia?
I migranti che arrivano via mare rappresentano, nonostante l'incremento degli ultimi anni, una minima parte del totale dei flussi migratori, anche se immagini e video trasmessi dai media sembrano generare una diversa percezione. Va detto poi che l'Italia, nel contesto europeo e mondiale, in termini numerici non è affatto un paese “leader” nell'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale.
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