Ladri «fantasma» dall'avvocato Addio alla collezione di orologi
Ladri, silenziosi come fantasmi, nel primo pomeriggio di ieri sono entrati nello studio di un avvocato in pieno centro città rubando una collezione di orologi, pochi pezzi ma di grande valore. In pochi istanti, infatti, sono svaniti nel nulla due Rolex (tra cui un costosissimo cronografo Daytona e un Datejust), un pregiato Paul Picot, un Hamilton e un paio di orologi Mont Blanc. Preziosi che sul mercato, da usati, possono valere circa 20 mila euro.
I ladri sono entrati nello studio dell’avvocato Claudio Tasin, al civico 76 di via San Pietro, senza troppi sforzi. «Hanno forzato la porta di accesso al palazzo a piano terra, come dimostrano i segni di scasso - racconta il legale, comprensibilmente arrabbiato perché è il secondo furto che subisce nell’ultimo anno - poi si sono intrufolati furtivamente nello studio. La porta d’ingresso in quel momento non era chiusa a chiave, mentre io mi trovavo per qualche minuto al piano di sopra. È stata veramente una questione di pochi attimi. Mi sono accorto del furto quando rientrando nel mio studio ho notato che alcuni fascicoli erano stati spostati per raggiungere la cassaforte, che tuttavia non è stata aperta. Ho notato che i contenitori degli orologi che tenevo in una vetrina erano vuoti. Rubati tutti».
I ladri avevano idee molto precise su cosa portare via e cosa lasciare. Hanno razziato tutti gli orologi di valore, ma non hanno degnato di particolari attenzioni una penna che pure è di valore, forse perché difficile da vendere sul mercato degli oggetti rubati. Hanno rovistato qua e là alla ricerca di denaro contante, che non c’era. Infine, con la stessa inquietante rapidità con cui si erano materializzati, sono svaniti nel nulla insieme al bottino di orologi. All’avvocato Tasin rimane oltre al danno anche l’amarezza: «Purtroppo - dice il penalista con un passato il polizia - è l’ennesima dimostrazione che siamo alla mercé dei ladri. In studio avevano già tentato di entrare una volta, in quella prima occasione senza riuscirci. Invece mi sono entrati in casa a Cognola. A Trento non si può più stare tranquilli».