Automobilista querela Volkswagen per la Polo con emissioni «truccate»
Il proprietario di una Volkswagen Polo contro il colosso di Wolfsburg
Il proprietario di una Volkswagen Polo contro il colosso di Wolfsburg. Un anonimo automobilista trentino contro il più grande gruppo automotive del mondo (o almeno lo era prima dello scandalo). L’avvocato di Pinzolo Gigi Olivieri (legale del querelante) contro agguerriti studi legali che tentano di arginare le conseguenze di uno scandalo planetario che costerà a Volkswagen molti miliardi di euro. Insomma, siamo a Davide contro Golia. Dal Trentino è partita una querela su un’ipotesi di truffa che potrebbe portare all’incriminazione dei vertici di Volkswagen e, se consapevoli della centralina «galeotta» che taroccava i dati, anche di importatore e venditore.
Per ora di certo c’è la delusione dell’acquirente per aver acquistato un veicolo che aveva prestazioni, sul fronte dei consumi e dell’inquinamento, ben diverse rispetto a quelle dichiarate. L’automobilista aveva scelto la Polo - acquistata in Trentino nel luglio scorso - proprio per quell’aura di serietà e affidabilità che accompagnava i marchi del gruppo tedesco. Ancor prima che scoppiasse lo scandalo, l’automobilista si era accorto che le prestazioni non erano in linea con quelle dichiarate dal costruttore. Il computer di bordo rilevava infatti consumi sensibilmente superiori. Ma l’automobilista si era rassegnato a pensare che la colpa fosse sua e di una guida non corretta.
Nel settembre del 2015, però, accadeva l’inimmaginabile: il gruppo finiva nel mirino della Environmental Protection Agency degli Stati Uniti che scopriva come un dispositivo installato su alcuni modelli avesse alterato i reali valori di emissioni e consumi. È a questo punto che il nostro automobilista ha avuto la spiacevole sensazione di essere stato fregato dai «cugini» tedeschi. Tedeschi che si sono rivelati corretti almeno nella gestione della crisi: non hanno tentato di negare l’innegabile, anzi hanno ammesso di avere barato. L’automobilista trentino, attraverso il sito ufficiale di Volkswagen, ha avuto la conferma che il numero di telaio della sua Polo corrispondeva ad un lotto di auto dotate del dispositivo «segreto» che alterava i dati in occasione dei test di prova.
Le scuse all’automobilista non bastano. Secondo l’avvocato Olivieri siamo di fronte a comportamenti penalmente rilevanti. Nella querela si ipotizza il reato di truffa per la sussistenza di«artifizi e raggiri» palesi vista la presenza del dispositivo segreto che alterava i risultati. Volkswagen avrebbe causato un danno al querelante, anzi alle migliaia di automobilisti nelle sue stesse condizioni: danno patrimoniale per la sensibile perdita di valore del mezzo, ma anche danno morale perché l’acquirente della Polo credeva di avere una vettura a basso impatto ambientale e invece non era così.