Barriera al Brennero, alta tensione tra Roma e Vienna
Sale la tensione diplomatica fra Italia e Austria, dopo la decisione unilaterale di Vienna, confermata ieri nei dettagli operativi, di reintrodurre controlli alla frontiera del Brennero e di erigere al valico una recinzione lunga 370 metri e alta quattro metri.
Se già ieri il premier italiano Matteo Renzi ha condannato l'iniziativa austriaca definendola una sfacciata violazione delle regole europee, oggi sarà il ministro dell'interno, Angelino Alfano, a ribadire la contrarietà italiana al suo omologo che arriverà a Roma da Vienna per chiedere di poter disporre controlli della sua polizia anche in territorio italiano, ipotesi rifiutata da Roma, come ieri ha spiegato anche il ministro Maria Elena Boschi. Roma si appella all'Unione europea affinché valuti di intervenire contro le violazioni dei Trattati messe in atto da Vienna.
Lo stesso Alfano oggi spiega che i flussi di profughi non giustificano l'inasprimento: sono più i migranti che arrivano in Italia dall'Austria che viceversa, sottolinea il ministro facendo riferimento al fenomeno accentuatosi l'anno scorso che vede persone in cammino sulla rotta balcanica deviare verso ovest in seguito alle progressive chiusure nei paesi dell'Est.
Alfano ha definito «inaccettabile» il comportamento austriaco, «perché non soltanto è contro le regole dell'Unione europea sulla libera circolazione ma è contro la logica e il buonsenso: siamo al minimo storico nei flussi di attraversamento tra Italia e Austria. Il nostro compito è convincere i nostri partner austriaci dell'insensatezza dei loro comportamenti».
I Radicali italiani hanno deciso di presentare contro l’Austria una denuncia alla commissione europea, allo scopo di sollecitare l’avvio di una procedura d’infrazione per violazione dei principi generali di leale cooperazione, necessità e proporzionalità e per lesione del principio della libera circolazione.
Il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, in un'intervista al quotidiano austriaco Die Presse, ha manifestato ll'auspicio che Vienna non prenda decisioni unilaterali nei prossimi mesi. E che «l'Austria continuerà a collaborare strettamente con noi nella crisi dei profughi».
Ma intanto, con soli 4 voti contrari fra i socialdemocratici e il compatto sostegno dei popolari, il parlamento austriaco ha approvato la legge che inasprisce il diritto d'asilo. Tra le misure spicca quella che prevede la dichiarazione di stato d'emergenza quando l'ordine pubblico e la difesa della sicurezza non possono essere più garantite a causa di un alto flusso di profughi. In questo caso a nessun migrante viene più permesso l'ingresso, le richieste di asilo possono essere rifiutate ai confini e i profughi rispediti in Paesi confinanti considerati sicuri.
Critico il commissario per la migrazione, Dimitris Avramopoulos: «Invece di erigere muri dovremmo costruire dei ponti, e comunque quello che sta avvenendo tra Austria e Italia deve essere spiegato e chiarito da Vienna. Capiamo che i paesi hanno difficoltà e subiscono pressioni - ha aggiunto - ma ciò che ci preoccupa è che si mette in discussione Schengen sulla libera circolazione dei cittadini».