L'etichetta del burro è errata stop a produzione e vendita
Denunciato il legale rappresentante di un'azienda trentina. L'indicazione era di "burro scelto" ma da analisi è emerso che il prodotto era un mix di lavorazioni
Il burro era buono sia al palato che dal punto di vista della sicurezza alimentare. Ma è sull'etichetta che è «scivolata» un'azienda trentina specializzata in questo tipo di prodotto. La dicitura «burro scelto» stampata sulla confezione, oltre a non essere prevista dalla normativa, avrebbe tratto in inganno il consumatore perché non si sarebbe trattato di un burro di qualità superiore assoluta. Come emerso da un'indagine dei carabinieri del Nas, il nucleo antisofisticazione, l'azienda avrebbe prodotto e commercializzato un prodotto che per qualità ed origine era diverso da quello promesso.
Per rimediare all'errore, è stato necessario rifare le etichette con l'esatta denominazione del prodotto lavorato - da crema, da siero del latte, o altro - ma nel frattempo la produzione e la commercializzazione del burro della ditta trentina ha subìto uno stop forzato: risale ai primi giorni di luglio il decreto di sequestro preventivo della linea di produzione, con la segnalazione alla procura per il reato di frode in commercio del legale rappresentante. Per quest'ultimo, che è anche responsabile del controllo Haccp per la sicurezza dei prodotti, la procura procederà con citazione diretta a giudizio.
Da evidenziare che non si tratta di contestazioni sulla sicurezza e sulla salubrità della catena alimentare: nell'azienda trentina tutto è a posto dal punto di vista igienico-sanitario e riguardo alla tracciabilità dei prodotti. È proprio grazie alle schede di produzione che i carabinieri della salute hanno potuto verificare la provenienza del siero, della crema, delle centrifughe da cui si ricava il burro.
Dell'incongruenza sull'etichetta si erano accorti i carabinieri del Nas nel corso di un controllo di routine dei derivati del latte in vendita nella grande distribuzione, lo scorso gennaio. La dicitura «burro scelto» aveva infatti attirato l'attenzione degli ispettori della salute. Ad aprile è scattato il controllo nell'azienda, con verifiche approfondite sulla tracciabilità dei prodotti e delle materie prime e sulla salubrità attraverso analisi chimico-fisiche. Nulla da eccepire, a parte l'etichetta di una sola linea dei diversi tipi di burro che escono dall'azienda (i controlli si sono estesi a tutte le tipologie, in diversi formati e confezioni). Le contestazioni, che hanno portato ad aprire un'indagine per frode in commercio, partono dalla denominazione.
La legge è del 1956 e non prevede la qualifica «burro scelto»: secondo la normativa sono previste quattro qualità di produzione, dall'alta qualità del burro prodotto da centrifughe di latte appena munto, passando per il burro di affioramento e per il burro grezzo composto da crema (panna) di latte, fino ad arrivare alla qualità inferiore del burro di siero. Sotto la lente degli investigatori anche la confezione ingannevole, che fa riferimento alle montagne, ai fiori alpini, alla mucca, riconducendo il burro ad un prodotto di montagna.
Come emerso dall'indagine, coordinata dalla pm Maria Colpani, il prodotto dall'azienda trentina denominato «burro scelto» non rappresentava la più alta qualità di lavorazione, me era un mix di impasto di siero e di panne che arrivavano da varie parti d'Italia (in particolare alla provincia di Napoli) e dall'Europa (Irlanda, Francia e Belgio). L'indagine per frode in commercio ha dunque portato al sequestro preventivo della linea di produzione e di 16mila chili di burro pronto alla vendita ma con denominazione non corretta sulla confezione. Lo stop forzato è stato per pochi giorni, finché non è stata corretta l'etichettatura.
«Abbiamo avuto la visita di carabinieri del Nas, ma tutto è stato chiarito» evidenziano i vertici dell'azienda. Il dissequestro è stato vincolato ad una comunicazione giornaliera da parte dell'azienda al Nas con l'indicazione della produzione e la presentazione della corretta etichetta.