Amatrice, il vescovo: «Il sisma non uccide, lo fanno le opere umane»
Fiori e palloncini bianchi - due, come le bare bianche poste sul sagrato improvvisato - nella tensostruttura di Amatrice dove è appena cominciato il rito funebre per 37 delle vittime del terremoto.
Il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, aprendo i funerali solenni ad Amatrice, alla presenza delle alte cariche dello Stato, ha letto i nomi delle oltre duecento vittime reatine del sisma del 24 agosto scorso. Al termine dell’elenco la folla, visibilmente commossa, ha applaudito.
Nel frattempo è ripreso a piovere forte, dopo una breve pausa, ad Amatrice mentre sotto la tensostruttura si celebrano i funerali. Le persone che non sono riuscite a trovare posto al coperto affollano le vicinanze della struttura cercando di ripararsi dall’acqua con ombrelli e impermeabili.
«La ricostruzione non sia una querelle politica o una forma di sciacallaggio. Si deve fare rivivere una bellezza di cui siamo custodi, disertare questi luoghi sarebbe ucciderli di nuovo, dobbiamo inventarci una forma nuova di presenza», ha detto il vescovo.
«Dio non può essere utilizzato come il capro espiatorio», ha detto ancora il vescovo nella sua breve ma intensa omelia.
Al contrario, si invita a guardare in quell’unica direzione come possibile salvezza. In realtà, la domanda “Dov’ è Dio?”non va posta dopo, ma va posta prima e comunque sempre per interpretare la vita e la morte».
Come pure, ha proseguito, «va evitato di accontentarsi di risposte patetiche e al limite della superstizione. Come quando si invoca il destino, la sfortuna, la coincidenza impressionante delle circostanze».
«A dire il vero: il terremoto ha altrove la sua genesi!
I terremoti esistono da quando esiste la terra e l’uomo non era neppure un agglomerato di cellule», ha detto ancora mons. Pompili.
«Il terremoto non uccide, uccidono le opere dell'uomo».
«I paesaggi che vediamo e che ci stupiscono per la loro bellezza sono dovuti alla sequenza dei terremoti.
Le montagne si sono originate da questi eventi e racchiudono in loro l’elemento essenziale per la vita dell’uomo: l’acqua dolce. Senza terremoti non esisterebbero dunque le montagne e forse neppure l’uomo e le altre forme di vita», ha aggiunto.
«Non basteranno giorni, ci vorranno anni. Sopra a tutto è richiesta una qualità di cui Gesù si fa interprete: la mitezza.
Che è una forza distante sia dalla muscolare ingenuità di chi promette tutto all’istante, sia dall’inerzia rassegnata di chi già si volge altrove.
La mitezza dice, invece, di un coinvolgimento tenero e tenace, di un abbraccio forte e discreto, di un impegno a breve, medio e lungo periodo».
«Solo così - ha aggiunto - la ricostruzione non sarà una querelle politica o una forma di sciacallaggio di varia natura, ma quel che deve: far rivivere una bellezza di cui siamo custodi.
Come si ricava da un messaggio in forma poetica che mi è giunto oltre alle preghiere: Di Geremia, il profeta, rimbomba la voce: Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata, perché non sono piu».
Monsignor Domenico Pompili ha concluso l’omelia con una notazione poetica: «Non ti abbandoneremo uomo dell’Appennino: l’ombra della tua casa tornerà a giocare sulla natia terra. Dell’alba ancor ti stupirai».
Il vescovo a conclusione dei funerali ha ringraziato per la loro presenza alla cerimonia l’imam di Firenze e il presidente dell’Ucoi, ma anche il vescovo Ortodosso.
«Ringrazio anche tutte le autorità presenti - ha aggiunto - uno per tutte il presidente della Repubblica».
E ancora: «Ringraziamo il Papa e lo aspettiamo».
Anche presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Matteo Renzi sono andati ad Amatrice per assistere ai funerali solenni di una parte delle oltre 200 vittime reatine del sisma.
Partecipano al rito anche i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio.
«Coraggio, siamo con voi»: così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad Amatrice, confortando i familiari delle vittime del terremoto.
«Non abbiate timore, non vi abbandoniamo»m ha aggiunto Mattarella, confortando il familiare di una vittima del sisma.
«Faremo di tutto per controllare» che non ci siano speculatori sul terremoto, ha detto il premier Matteo Renzi al termine dei funerali delle vittime di Amatrice rispondendo ad un’anziana, Rita Di Pietro, che si era rivolta commossa al presidente del Consiglio dicendogli: «Mi raccomando, stavolta nessuno si deve arricchire con la ricostruzione». «Il controllo è fondamentale», ha poi aggiunto Renzi.
«I soldi che servono per la ricostruzione ci sono, c’è la solidarietà di tante persone, ora non bisogna perdere tempo. L’importante è che ci sia la comunità forte», ha aggiunto Renzi.