Bondone, il minorenne in fuga colpito dal vigile La procura: proiettile di rimbalzo, archiviazione

Esclusa l'ipotesi di dolo, ma il legale del ragazzo si oppone

di Marica Viganò

Sarebbe stato un proiettile di rimbalzo e non un colpo diretto a ferire il diciassettenne che aveva tentato la fuga nei boschi del Bondone, dopo aver forzato in auto un posto di controllo e dopo aver speronato una pattuglia della polizia locale.

L'ipotesi di reato di lesioni dolose nei confronti di chi ha sparato «per avvertimento» andrebbe dunque a cadere: la procura ha formulato la richiesta di archiviazione. 

L'episodio si era verificato fra il 2 ed il 3 luglio scorsi, alla vigilia della corsa automobilistica Trento-Bondone.

I controlli erano serrati. Nel cuore della notte, una pattuglia della polizia locale aveva intercettato un'auto che proveniva dal capoluogo, ma il conducente non si era fermato all'alt. Era scattato l'inseguimento con il mezzo in fuga, un Fiat Qubo rubato poche ore prima a Levico, che aveva speronato la pattuglia prima di ribaltarsi.

Erano in quattro sull'auto: tutti fra i 16 ed i 17 anni, provenienti da Brasile, Pakistan e Marocco, ma residenti da tempo a Trento con le loro famiglie. Il giovane che era alla guida, 17 anni, era riuscito a scappare fuori dall'abitacolo, a sfuggire alla presa di un agente che aveva tentato di inseguirlo fra la vegetazione.

Proprio al limitare del bosco era stato sparato il colpo finito nel gluteo del minorenne. 

Il legale del ragazzo, l'avvocato Giuseppe Benanti, aveva presentato querela contro ignoti per lesioni dolose. Da una parte il racconto del ferito, dall'altra la relazione di servizio della polizia locale depositata in procura. Sarebbero due le questioni che avrebbero portato il pm Davide Ognibene a presentare richiesta di archiviazione: una discrepanza fra il contenuto della querela e quanto riferito dal comando della polizia locale in merito ai colpi sparati (almeno tre per il ferito ed i suoi amici; un solo colpo di avvertimento per i vigili) e, soprattutto, le verifiche sulla traiettoria del proiettile, che sarebbe finito di rimbalzo contro il giovane.

L'agente aveva sparato verso terra e il colpo sarebbe stato deviato da qualcosa, forse da un sasso. Non ci sarebbe stato dolo nel ferimento del minore, ma si sarebbe trattato di un caso fortuito. 

Scontata l'opposizione dell'avvocato Benanti, che ha dieci giorni di tempo per motivare la richiesta di prosecuzione delle indagini. Verrà chiesto che vengano sentiti i ragazzi che dichiararono di aver udito più di uno sparo quella notte. In merito al colpo sparato dall'agente verso terra, la difesa del minorenne sta valutando l'ipotesi di una violazione delle norme sull'uso delle armi.

Nella relazione della polizia locale viene specificato che l'inseguimento, partito da località Montevideo, era avvenuto in una «zona priva di illuminazione» e che il vigile si sarebbe accorto che la persona in fuga prima di entrare nel bosco si sarebbe girata tenendo nelle mani «un oggetto non facilmente riconoscibile»: una minaccia a cui l'agente aveva reagito, estraendo la pistola e sparando. 

Il diciassettenne ha invece negato di aver avuto un oggetto in mano. Ricorda di essersi sistemato i pantaloni (che gli stavano cadendo) prima di iniziare la corsa.

«L'agente aveva in mano una pistola, ha cercato di afferrarmi» aveva raccontato. Il vigile non si sarebbe reso conto di trovarsi davanti ad una banda di giovanissimi e, anziché alzare la canna in aria per un colpo avvertimento, aveva mirato al terreno e ferito - senza dolo, come rileva la procura - il ragazzo in fuga.

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