Ha rubato al Despar, imputata assolta Per i giudici la donna era in «stato di necessità»

Aveva rubato al supermercato qualche bustina di minestra liofilizzata, un pezzetto di carne e una confezione di formaggio. L’imputata però è stata assolta dal Tribunale di Trento che ha riconosciuto come la quarantenne abbia agito per fame, in stato dunque di necessità. E per questo l’imputato ha schivato la condanna.
 
La vicenda risale all’11 novembre del 2015. Era stato un furto come, purtroppo, ne vengono commessi tanti ai danni dei supermercati, in questo caso il «Despar» di Largo Nazario Sauro. La cliente, una donna di origine russa, era stata notata aggirarsi tra gli scaffali con fare sospetto. Il direttore del punto vendita si era fatto notare, sperando che la sua visibile presenza scoraggiasse comportamenti illegali. Ma così non è stato. La donna ha continuato ad aggirarsi per il punto vendita occultando merce nella borsetta.
 
Alle casse la quarantenne si presentava con un po’ di pane che pagava 56 centesimi. Prima che la cliente si allontanasse il personale del supermercato la invitava in ufficio dove la donna, di sua spontanea volontà, tirava fuori dalla borsa alcuni generi alimentari non pagati. La spesa rubata consisteva in quattro buste di vellutata Knorr, una confezione di bocconcini di vitello, una confezione di Certosa light.
 
Il valore commerciale della merce non pagata era di 16,74 euro. Come è ormai prassi in questi casi venivano allertate le forze dell’ordine che raccoglievano la querela del commerciante.
 
Sin qui era un caso di furto come ce ne sono decine. L’esito del procedimento giudiziario però non è stato affatto scontato. L’imputata, che tra l’altro aveva precedenti specifici, è stata assolta con la formula «perché il fatto non costituisce reato».
 
La difesa, sostenuta dall’avvocato Stefano Pedrini, ha sostenuto  che la donna aveva rubato quelle confezioni di cibo perché in stato di indigenza quindi con lo scopo di sfamarsi. Inoltre la donna non aveva denaro, era senza fissa dimora e aveva pure problemi di tossicodipendenza. Tesi accolta anche dal giudice Greta Mancini.

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