Accoglienza, cento appartamenti per 500 migranti
Tra ottobre e novembre la Provincia stima di siglare contratti per altri 25 appartamenti da destinare in totale a circa 500 migranti. E i numeri potrebbero aumentare visto che, come spiega l'assessore al welfare Luca Zeni, negli ultimi mesi il flusso di offerte di alloggi da parte dei privati «è in aumento». Se a livello di Comuni, per ora l'offerta di appartamenti e alloggi per i migranti c'è ma è limitata, l'offerta arriva in particolare dal privato sociale (come l'Arcidiocesi ad esempio che ha messo a disposizione 100 posti per i migranti) e dai privati.
Se il numero di migranti presenti in Trentino ha superato da tempo quota 1.200, ora si sta arrivando una serie di accordi con privati, Comuni e enti come la Diocesi, appunto, per cercare di dare una sistemazione su tutto il territorio provinciale a chi resta in Trentino. Finora gli alloggi attivati coprono una quarantina di Comuni, sebbene le proposte da parte di questi ultimi siano limitate ad alcune realtà (come Zambana). Il nodo, come spiega Zeni in una risposta all'interrogazione di Manuela Bottamedi (gruppo Misto) riguarda i tempi di risposta della Commissione, con sede a Verona, che si esprime sulla richiesta di protezione internazionale.
«Salvo casi specifici, quali nuclei familiari o minori stranieri non accompagnati, tra il momento di arrivo sul territorio provinciale e la decisione da parte della Commissione territoriale trascorrono circa 12-15 mesi» spiega Zeni nella risposta all'interrogazione. Attualmente, in media, il no alla richiesta di protezione internazionale è di circa il 70%. A fronte del diniego alla proposta, la stragrande maggioranza propone ricorso e, teoricamente, può quindi arrivare fino al terzo grado di giudizio. In caso di risposta positiva, l'accoglienza sul territorio per i migranti «prosegue per ulteriori sei mesi, sempre che siano privi di mezzi di sostentamento».
In vista di un'integrazione nella società trentina, in ogni caso, l'obiettivo che si intende perseguire è quello di avere, accanto alla sistemazione in un alloggio, anche dei progetti complessivi di inserimento. E anche in questo senso stanno arrivando proposte alla Provincia, spiega ancora Zeni. Il nodo dei tempi, in ogni caso, rende più difficile proprio il tema dell'integrazione. A spiegarlo è Pierluigi La Spada, direttore del Cinformi: «Se i tempi della Commissione nella risposta alle richieste si riducessero - afferma infatti La Spada - ci si potrebbe concentrare di più sulla loro integrazione». Anche perché «due mesi dopo l'ottenimento del permesso di soggiorno, i migranti possono lavorare. L'impegno è quello di trovare attività in cui farli attivare e tenerli occupati». A chi è qui, come è noto, vengono dati 30 euro al giorno, poi rimborsati dallo Stato. Per quanto riguarda i reati commessi, spiega invece Zeni, «si chiede al Commissariato l'espulsione dal progetto di accoglienza».