Sentieri, volontari della Sat all'opera Dal Brenta alle Pale di San Martino tanti gli interventi sui percorsi
Una nuova guida al percorso e un tracciato alternativo sono le novità concretizzatesi da qualche tempo per il Sentiero San Vili, l’itinerario nato nel 1988 a cura della Sat e oggetto di crescente interesse: culturale-escursionistico, ma anche di turismo religioso, da quando la Diocesi di Trento lo annovera fra i cammini di spiritualità. Itinerario popolare del martirio di Vigilio, fra Trento e la Val Rendena, il lungo sentiero che conduce fino a Madonna di Campiglio ha un percorso alternativo, il San Vili «basso».
«È stato ideato da Giuseppe Margonari - spiega il presidente della Commissione sentiero della Sat Tarcisio Deflorian - per un tracciato più verosimile rispetto al percorso storico e più adatto ad essere percorso dalle famiglie». Da Trento, il tracciato «basso» sale a Montevideo, conduce al Camponzin e successivamente a Sopramonte, Baselga di Bondone, Covelo. Da lì si prosegue per il San Vili «alto» per raggiungere poi Fraveggio, i Due Laghi, Toblino e Ranzo. Il prosieguo è sul percorso «alto», ma una volta giunti a Ragoli si può rimanere sul fondovalle - lungo la pista ciclopedonale della Rendena - per riprendere poi il tracciato classico e salire fino a Campiglio.
Sono sei tappe complessive per una lunghezza di 106,9 km, superando 3.772 metri di dislivello in salita e 2.454 in discesa in 35 ore stimate di effettivo cammino. Il percorso «alto» del sentiero San Vili conduce invece dal duomo di Trento a Monte Terlago, San Lorenzo in Banale, Larzana, Val Rendena, Campiglio (109,8 km, dislivelli in salita totali di 4.729 metri e in discesa di 3.411 per 38 ore di cammino effettivo). Gian Paolo Margonari e Franco De Battaglia hanno realizzato la nuova guida di 143 pagine, che dscrive il percorso e gli aspetti naturalistici, artistici, storici, materiali.
Un anno impegnativo
Intanto, non è mancato il lavoro per i volontari della Sat: «Al di là delle sistemazioni e della segnaletica, l’anno in corso - spiega Deflorian - è stato quello in cui si è lavorato di più in assoluto, con il completamento dei lavori che erano stati avviati l’anno prima. Sul Sentiero Costanzi, nella catena settentrionale del Brenta, sono state sostituite le attrezzature fra il bivacco Bonvecchio e Prà Castron. Parte del tracciato della via ferrata dell’Ideale, nel Brenta meridionale, è stato spostato a causa del ritiro della vedretta. Miglioramenti hanno riguardato anche la via Brentari, mentre sulle Pale di San Martino è stata rimessa a nuovo la via ferrata della Vecia. Lavori sono poi in corso in Val Scura - continua Deflorian - mentre è stata avviata la pratica per realizzare un nuovo sentiero di collegamento fra Passo Presena e il rifugio Mandron. È stato poi migliorato l’itinerario intitolato a Vigilio Marchetti nel tratto di attraversamento del Passo Val di Fumo. Il Gruppo intervento segnaletica (Gis) coordinato da Ennio Daldoss e che comprende una trentina di volontari ha lavorato in modo particolare, con oltre venti uscite sulle Pale di San Martino e a Passo San Nicolò. Nelle sezioni Sat - riassume Deflorian - l’anno scorso hanno lavorato ai sentieri circa 1.100 volontari, cifra in crescita negli ultimi 5 anni nei quali sono stati organizzati vari corsi per la segnaletica e la manutenzione dei sentieri».
Anche le pubblicazioni (la collana di sei volumi in completamento), il rinnovo del sito web e il progetto di pubblicizzazione del catasto sentieri Sat danno l’idea dell’intensa attività. «Del Catasto si sta informatizzando anche la parte descrittiva, fotografica e della segnaletica - spiega Deflorian - allo scopo di mettere a disposizione degli addetti Sat e degli enti provinciali i dati completi. Avviato nel 2015, il progetto dovrebbe concludersi nel 2017». Le guide a stampa sono molto apprezzate: «Si sta lavorando al quinti volume dedicato a Brenta, Adamello e Presanella, la cui uscita è in programma per l’aprile del prossimo anno. Nel 2018 sarà la volta del volume dedicato ai monti in destra Adige».
Deflorian è impegnato anche a livello di Club alpino italiano, nella struttura che opera sui sentieri e la cartografia in ambito nazionale: «L’anno prossimo - spiega - è prevista una collaborazione con il Cai sul volontariato attraverso i giovani, portando esperienze di svariate sezioni del Club alpino italiano per insegnare ai ragazzi come prendersi cura di un sentiero». Un’interessante pubblicazione di Pietro Guglieri, «Sentieri e segnaletica di montagna nella storia», edita dalla sezione Cai di Bolzaneto, «fa luce» sulla storia dei sentieri e sul lavoro per la loro conservazione.