Guardie mediche: oggi scattano i tagli Ecco le sedi soppresse e quelle aperte
Guardie mediche, da oggi si cambia: diventano infatti operativi i tagli e gli accorpamenti che hanno fatto tanto discutere a livello politico nelle scorse settimane.
Le sedi individuate come poco operative verranno soppresse e chiuderanno i battenti, così i cittadini in alcune zone della provincia dovranno salire in macchina e fare qualche chilometro in più per avere l’assistenza sanitaria notturna e diurna nei giorni festivi o prefestivi.
IL PROGETTO
I tagli sono stati effettuati per una questione di operatività: 17 sedi su 34, infatti, avevano in media meno di quattro interventi in 12 ore. Con le novità la Provincia pensa che il numero possa arrivare almeno a più di dieci per ogni turno. Ogni sede avrà quattro medici, ma nei centri più grandi si arriva a numeri decisamente maggiori: basti pensare ai 22 di Trento o agli otto di Pergine, Riva e Rovereto. I nuovo piano di continuità assistenziale (il nome ufficiale della guardia medica) prevede una suddivisione del territorio provinciale in 19 aree. In queste lavoreranno a turno 106 medici.
LE SEDI OPERATIVE
La guardia medica continuerà a essere presente ad Ala, Borgo, Calavino, Cembra, Condino, Folgaria, Fondo, Pinzolo, Ponte Arche, Mezzolombardo, Pellizzano, Pergine, Pozza di Fassa, Predazzo, Riva, Rovereto, Taio, Tonadico e ovviamente Trento. Queste diciannove faranno quindi da punto di riferimento per un’intera area, più o meno grande.
LE SEDI TAGLIATE
Sono undici: Cavalese, Pieve Tesino, Baselga di Pinè, Cles, Denno, Segonzano, Lavarone, Mori, Arco, Bezzecca-Ledro, Tione. I residenti di questi paesi andranno quindi in quello più vicino: ad esempio da Cavalese dal 2 novembre si andrà a Predazzo, da Cles a Taio o da Piné a Pergine.
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LE SEDI PART-TIME
Alcuni presidi saranno attivi solamente nei periodi di maggior afflusso turistico: si tratta di San Martino di Castrozza, Levico Terme, Malé, Andalo e Madonna di Campiglio. Per questi cinque comuni, quindi, non si può parlare di un taglio vero e proprio, quanto di un utilizzo a seconda delle necessità.
LA POSIZIONE DI ZENI
L’assessore Luca Zeni negli scorsi mesi ha spiegato in maniera chiara la sua posizione, non retrocedendo di un millimetro a fronte delle proteste da parte di colleghi (della minoranza, ma anche della maggioranza), sindaci, medici e cittadini. «Abbiamo fatto un’analisi e abbiamo visto che 17 sedi hanno meno di quattro interventi a notte (consulti telefonici e visite, ndr) per un costo annuo a presidio di 220 mila euro. Alla luce di questi numeri è evidente che la situazione non è sostenibile. Segonzano, per fare un esempio, ha una media di 1,8 interventi, come Cembra, per un totale annuale di 440 mila euro. Essendo fuori dalla rete dell’urgenza, per un cittadino non deve cambiare molto se la guardia medica ci mette dieci minuti in più ad arrivare o se deve fare qualche chilometro in più.
Ripeto, la guardia medica sostituisce il medico di medicina generale, non l’ambulanza o il pronto soccorso. Con la riorganizzazione, poi, abbiamo assicurato di stabilizzare il personale.
In particolare l’Azienda sanitaria ha il mandato di stabilizzare 106 medici. Questo consentirà di avere maggiore continuità e agli utenti di poter instaurare relazioni più costanti. Il numero e le sedi di questo servizio erano state decise 30 anni fa».