Isis, arrestato Fezzani Visse anche in Alto Adige
Abu Nassim è stato reclutatore per lo «stato islamico». È stato fermato dall’Intelligence italiana
Nell’agosto scorso fonti locali avevano dato notizia dell’arresto a Sirte di Moez Ben Abdelkader Fezzani. La notizia si era rivelata poi falsa. Oggi invece l’Intelligence italiana l’ha fermato a Sudan.
La storia di Fezzani, conosciuto anche col nome di Abu Nassim, è fatta di quasi dieci anni, tra l’88 e il ‘97, passati in Italia da uomo libero.
Durante un interrogatorio a Milano, davanti al gip Guido Salvini e al pm Elio Ramondini, nel dicembre 2009, dopo la sua consegna all’Italia da parte degli Usa raccontò: «Ho vissuto a Milano (in via Paravia nel quartiere San Siro, ndr), Napoli, Bolzano e Valle d’Aosta. A Napoli ho fatto il bracciante, a Milano ho venduto eroina e hashish prima di diventare un uomo pio e religioso».
Abu Nassim, era stato consegnato alla magistratura milanese dopo un accordo tra l’allora premier Silvio Berlusconi e Barack Obama (anche altri due presunti terroristi detenuti a Guantanamo erano stati consegnati all’Italia).
Sin dal 2007, infatti, i magistrati di Milano avevano chiesto più volte e senza successo agli Usa di poter eseguire l’ordinanza cautelare emessa a carico di Fezzani che, invece, catturato in Pakistan nel 2003, rimase per quasi 7 anni detenuto nella base militare americana di Bagram, in Afghanistan. E là, stando ai suoi verbali, sarebbe stato anche torturato.
Secondo il capo d’imputazione dell’epoca formulato dai magistrati milanesi, Fezzani, assieme ad altri, avrebbe fatto parte di una «articolazione» in Italia del «Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento» che operava «in diretto collegamento con una rete di analoghi ed affini gruppi» attivi in Germania, Inghilterra, Spagna, Belgio, Francia, Algeria, Pakistan, Afghanistan e Tunisia.
E, in particolare, Abu Nassim, tra il ‘97 e il 2001, dopo aver lasciato Milano, dal Pakistan avrebbe avuto il compito di «organizzare la logistica dei mujaheddin provenienti dall’Italia» che «venivano addestrati all’uso delle armi» e «alle azioni suicide».
E non solo. Avrebbe anche organizzato e finanziato «il rientro dei mujaheddin» a Milano. Nel 2012, dopo più di due anni di carcere in Italia, la Corte d’Assise di Milano l’aveva assolto. Dopo il proscioglimento sono arrivati, però, prima un provvedimento di espulsione e poi la condanna in appello diventata definitiva. Per l’Italia Fezzani era dunque latitante.