Si licenzia per non dare i soldi all’ex moglie

Marito geloso e molesto. E dopo la separazione fa scattare lo stop all'assegno di mantenimento

Il divorzio? Roba da ricchi. Ci sono uomini che, dopo la separazione, si trovano a vivere in macchina o da amici. Soprattutto quando ci sono di mezzo i figli la parte più debole è quella maschile. Maschio, italiano, divorziato. Negli anni alla Caritas è arrivata la conferma: è questo l’identikit del «nuovo povero».

Poi ci sono le storie delle singole coppie con ex mariti che si rifiutano di corrispondere gli assegni di mantenimento e gli alimenti alle ex mogli, magari dopo anni di soprusi.

Succede a Trento (nella foto il Tribunale): una storia di ripicche che continuate anche dopo la separazione dei due coniugi, entrambi italiani residenti.

Per mettere in difficoltà economiche quella che stava per diventare la sua ex moglie, l’imputato si sarebbe addirittura licenziato così da non essere costretto a corrispondere un assegno mensile di mantenimento.

Ieri il processo si è concluso con la condanna dell’uomo per maltrattamenti ai danni della ex moglie a 1 anno e 4 mesi di reclusione.

Nel corso delle indagini era stato raggiunto da un ordine di allontanamento dalla casa familiare, dovrà anche risarcire i danni morali e materiali causati all’ex consorte da liquidarsi in separata sede, ma comunque con una provvisionale (una sorta di acconto) di 3.000 euro più le spese di giudizio.

Le violenze contestate all’imputato si collocano tra il 2012 e l’estate del 2015 quando la moglie presentò querela raccontando anni di soprusi. Accuse peraltro sempre respinte dal marito.

La convivenza era iniziata nel 1993. Ai carabinieri lei ha raccontato di aver subito insulti e ripetute ingiustificate scenate di gelosia da parte di un compagno sempre molto possessivo.

Nel tempo da psicologiche le violenze sarebbero diventate anche fisiche. Nel 2004 la donna fu schiaffeggiata dal marito che le avrebbe provocato una lesione al labbro.

L’imputato avrebbe controllato il traffico telefonico della moglie passando al setaccio le chiamate in entrata e in uscita e avrebbe anche cercato di impedire i contatti tra la moglie e i suoi genitori.

Secondo l’accusa, le ritorsioni proseguirono anche quando ormai marito e moglie si avviavano verso la separazione, una decisione difficile per una donna economicamente non indipendente perché le venivano imposti vincoli di orario incompatibili con un’attività lavorativa.

Anzi, il controllo delle finanze di famiglia era una delle «armi» utilizzate dal marito che, sostiene l’ormai ex moglie, per un periodo lasciò la famiglia senza generi alimentari.

Come spesso accade in questi casi, anche i figli avrebbero patito le conseguenze di questa situazione familiare. L’imputato veniva accusato di aver assunto comportamenti dannosi per la salute (fumava in casa nonostante la patologia asmatica del figlio), invadenti (ascoltava musica ad alto volume disturbando lo studio della figlia) e poco rispettosi della privacy (toglieva le chiavi dalla porte interne dell’abitazione).

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