Biblioteca universitaria «centrale» Taglio del nastro fra le polemiche
Oggi l’inaugurazione far le proteste nel quartiere delle Albere. Le parole dell’archistar Renzo Piano che ha firmato il progetto
È stata aperta oggi la nuova biblioteca dell’Università di Trento. La creatura dell’architetto Renzo Piano è costata, al grezzo, 46,78 milioni di euro. Ai 33 e mezzo stanziati per realizzare un palacongressi due anni fa ne sono stati aggiunti altri 11,7 in prima istanza, aumentati l’anno scorso di 1,78 milioni di oneri fiscali. Il tutto escluso l’onorario del progettista e gli arredi.
È stata inaugurata in un mare di polemiche. Nei giorni scorsi il collettivo studentesco Refresh di Trento aveva citato il caso della biblioteca di ateneo, realizzata nel quartiere delle Albere, lungo l’Adige, quale esempio di spreco di denaro pubblico, mentre gli iscritti all’ateneo «devono fare i conti con i tagli alle borse di studio». E oggi è andata in scena la protesta con tanto di lancio di banconote finte mentre parlava il governatore del Trentino Ugo Rossi.
Ieri l’archistar Renzo Piano, che ha messo la sua firma su tutto il complesso edilizio - che da un lato si affaccia sul fiume Adige e dall'altra sul cimitero - ha detto: «Era attesa, era necessaria: è il tipo di biblioteca che credo sia giusto dare una grande università. È bella: con la luce che arriva dall’alto, i libri che ti tengono stretto, ti circondano ma a renderla ancora più bella sarete soprattutto voi, giovani che là vi incontrerete».
La «Buc» (Biblioteca universitaria centrale) è «un luogo di incontro, di costruzione di convivenza. Perché la biblioteca resta un luogo importante, ovunque. Non solo per i libri che, malgrado tutte le nefandezze che si diffondono, resta sempre una cosa molto importante. Ma sopratutto per il rapporto con gli altri: ritrovarsi in bilbioteca è condividere momenti di apprendimento e non solo. Una biblioteca è un luogo per la gente, dove non si è chiusi in sé stessi come davanti ad uno schermo. In una biblioteca si sta assieme, si condividono idee, valori».
«Sarà una biblioteca per tutti i trentini - ha spiegato nel suo intervento il rettore Paolo Collini - aperta non solo a studenti, ricercatori e docenti. Dovrà diventare un luogo della città, così come l’università intera è parte della città. E per farlo cominceremo fin da subito a rendere la biblioteca teatro di incontri per tutti, ad esempio tra lettori ed autori di libri».
Piano batte Botta. Non si dimentica che la biblioteca ricavata alle Albere è il piano B. Il piano A prevedeva la «cattedrale laica» dell’architetto Mario Botta (lo stesso del Mart e della facoltà di Giurisprudenza), che doveva sorgere su piazzale Sanseverino.
Il rettore Paolo Collini ha commentato: «È vero, le idee erano altre. Ma oggi abbiamo una biblioteca e qualsiasi alternativa avessimo scelto, non avremmo avuto domani (oggi, ndr) un’inaugurazione, non l’avremmo avuta nemmeno l’anno prossimo, né l’anno successivo e mi fermo qui».
Restano le polemiche per una biblioteca centrale che, rispetto al baricentro del resto dell’ateneo, centrale non è (un po’ lontana, dicono gli studenti, dalle faccoltà cittadine).
Renzo Piano ha fatto riferimento a più riprese alle dimensioni ridotte della struttura («Spero che veniate tutti a vederla, magari un po’ alla volta»), dato che nella sua mente quegli spazi erano nati per altro e nella sua carriera, con le biblioteche («Ne abbiamo costruite tante, a partire da Beaubourg a Parigi con il centre Pompidou: assieme alle università trasformano le città in luoghi di civiltà») è sempre stato generoso nelle cubature.
L’architetto genovese ha spiegato però di aver lavorato volentieri alla «conversione» della struttura: «Fin dall’inizio abbiamo immaginato per le Albere un polo nord ed un polo sud, con in mezzo la strada pedonale di 300 metri. A nord c’è stato da subito il Muse, che passo sempre a vedere ogni volta che torno a Trento: mi riempie di orgoglio. A sud si pensava ad un centro funzionale a creare itineranza lungo la strada: Un centro congressi, o comunque legato all’incontro tra persone. Quindi quando è maturata l’idea di utilizzarlo per la biblioteca mi è sembrata da subito un’ipotesi corretta. Che ha portato ad una trasformazione sì, ma non ad una rivoluzione: i volumi c’erano. Avere una biblioteca in un’ex area dismessa “fertilizzerà” tutta la zona. È proprio questa la sfida dei prossimi decenni: portare strutture importanti nelle periferie per ridare loro vita».
Infine, un pensiero al cuore residenziale delle Albere, che con i livelli di invenduto non «pulsa» come previsto: «Siamo qui in questo momento per festeggiare l’apertura della biblioteca e non vedo perché funestarlo con altre osservazioni. Questo delle Albere, come tutti i grandi complessi, cresce passo dopo passo ed è inevitabile che i tempi per far metabolizzare ad una città parti nuove siano lunghi».