Il referendum che divide gli amici e le famiglie
Da Kessler a Profiti, da Romano Prodi e Paolo Prodi: le ragioni del sì e del no che fanno discutere e a volte creano confusione in chi certezze non ne ha
Una cosa è certa. Questo referendum ha spaccato in due il Paese (domenica vedremo con quali percentuali).
Ci sono famiglie dove si litiga a tavola e su Facebook le discussioni sul Sì e sul No sono interminabili.
A Trento, sui social, si fanno notare Giovanni Kessler e Pasquale Profiti. Ai tempi di Mani Pulite (anni ‘90) i due magistrati lavoravano insieme per togliere i coperchi della Tangentopoli trentina. Oggi, parlando di referendum, sono lontani anni luce.
Su Facebook Giovanni Kessler (uomo di primo piano del Pd trentino, oggi direttore dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode) espone le ragioni del suo Sì. Cita il costituzionalista Roberto Bin. Dice che il vantaggio sarà «la fine dell’anomalia italiana del bicameralismo paritario», la fine della «confusione nei rapporti tra legislazione nazionale e regionale», l’ampliamento delle «possibilità di partecipazione diretta dei cittadini alla funzione legislativa».
E ancora: «Alle chiare e pacate considerazioni di Castagnetti aggiungo solo che Bersani alla Camera ha votato tre volte a favore della riforma costituzionale, anche dopo che era stato approvato l’Italicum».
Pasquale Profiti, in un lungo scritto, espone le ragioni del No e lo fa citando il film di Michele Placido (7 minuti): «È la storia di diritti che sono trattati come privilegi e di privilegi che diventano diritti. È una storia di abitudine a dire sempre Sì al più forte perché, si pensa, dopo le cose cambieranno. È una storia di paure, la paura a dire No alla limitazione dei propri diritti ed al privilegio altrui, per il timore di perdere ancora di più. È una storia di illusioni: l’illusione che se oggi diciamo Sì, chi sa, un domani non ce ne chiederanno altri.
Il Sì che ci chiede Renzi - scrive Profiti - è «un Sì per toglierci possibilità di votare per eleggere organi che decideranno molto del nostro futuro; è un Sì a qualcosa di cui nessuno sa dirci come sarà; è un Sì che ci viene richiesto come una scommessa, perché, si dice, bisogna vedere come funzionerà».
Guardando all’orizzonte politico nazionale in casa Prodi, l’ex premier ed ex presidente della Commissione europea, Romano prima ha cercato di evitare di esternare, poi si è espresso per il Sì, che è la linea della maggioranza del Pd a guida renziana.
Un altro Prodi, Paolo, fratello di Romano, uno dei maggiori storici italiani, già rettore dell’Università di Trento, è invece per il No. Ha dichiarato che «questa riforma è scritta molto male ed è praticamente incomprensibile...».