Dj Fabo è morto in Svizzera dove aveva chiesto l'eutanasia

«Fabo è morto alle 11,40, ha scelto di andarsene rispettando le regole, di un Paese che non è il suo», scrive Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni nel suo profilo Facebook.

Fabiano Antoniani era arrivato in Svizzera per dar corso al suo desiderio di porre fine all'esistenza, segnata da un grave incidente stradale in seguito al quale il ragazzo, oggi di 39 anni, era diventato cieco e tetraplegico.

 

Dj Fabo si era rivolto a più riprese al mondo politico italiano affinché fosse approvata una legge sul fine vta e sul testamento biologico, ma l'iter è insabbiato in parlamento dove le componenti cattoliche dei vari gruppi si oppongono.

Sono qui senza l'aiuto del mio Stato

 

La mamma, la fidanzata e alcuni amici sono nella clinica dove è morto Dj Fabo. I suoi cari, si è appreso, lo hanno raggiunto dove era arrivato accompagnato da Cappato.


Dj Fabo «ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco letale: era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato».

A raccontare all’ANSA gli ultimi momenti di vita del Dj Fabo, che oggi ha ottenuto il suicidio assistita in una clinica svizzera, è Marco Cappato dell’Associazione Coscioni, che ha accompagnato Fabo in questo suo ultimo viaggio e che ora è sotto indagine.

Dj Fabo, racconta Cappato, «era sereno, ma all’inizio delle procedure, sempre convinto di voler andare avanti, era in ansia perché temeva di non riuscire a mordere il pulsante che avrebbe attivato l’immissione del farmaco letale. Era preoccupato perché la sua cecità non gli permetteva di vedere dove fosse collocato il pulsante esattamente».

Il giovane, cieco e tetraplegico dal 2014 a causa di un incidente stradale, ha però anche scherzato poco prima di dare avvio alla procedura: «E se non ci riesco? Vorrà dire - ha detto Dj Fabo, come racconta Cappato - che tornerò a casa portando un po’ di yogurt, visto che qui in Svizzera è molto più buono».

Appena terminate le procedure preliminari però, ha proseguito Cappato, «Dj Fabo ha voluto procedere subito, ha voluto farlo subito senza esitare».


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Cappato, che ha accompagnato Dj Fabo in Svizzera per ottenere l’eutanasia, «rischia 12 anni di carcere», ha affermato a Sky Tg24 Filomena Gallo, segretario dell’associazione.
Gallo ha sottolineato come Cappato si sia «preso la responsabilità» di tale atto e rischi «fino a 12 anni di carcere». Gallo ha quindi ricordato come molti malati siano «costretti ad emigrare per ottenere l’eutanasia e ciò è discriminatorio anche per i costi che ciò richiede, fino a 10 mila euro».

«Come cittadino mi chiedo: cosa farei io al posto di Fabo? Chiederei quello che chiede lui. Come legislatore però penso che l’Italia dovrebbe dare una risposta normativa a casi come questi. Eppure non riusciamo a fare non dico una legge sull’eutanasia, ma nemmeno sul testamento biologico. Si difende l’obiezione di coscienza, non la volontà di coscienza»,afferma Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, in un’intervista a Repubblica.

«Non è una questione ideologica, non è un problema astratto.
Partiamo dalle situazioni che si creano e dal vuoto normativo che esiste. E capiamo se vogliamo dare una risposta o trincerarci dietro il fatto che non abbiamo una legge e mai l’avremo», dice Della Vedova. «Non possiamo pensare che Svizzera, Olanda, Belgio e Germania siano paesi incivili, cattivi e feroci. Hanno fatto scelte pragmatiche. In queste situazioni occorre ritirarsi di fronte alle coscienze dei singoli. È umiltà, non onnipotenza».

«Non capisco la prepotenza delle minoranze di blocco in Parlamento. Si tratta solo di fissare per legge la libertà terapeutica. La maggioranza degli italiani vuole poter decidere ora per allora a quale terapia sottoporsi o no. Bisogna rispettare la volontà dei pazienti», prosegue Della Vedova. «Il biotestamento non è un obbligo. Molte persone non lo farebbero, ma non per questo vogliono impedirlo agli altri. D’altro canto con i progressi della scienza, terapie sempre più sofisticate possono prolungare stati vegetativi per moltissimo tempo. Se non ci si mette mano, la situazione sarà sempre più drammatica».

Contro l'iniziativa politica di Cappato e dei suoi compagni si scaglia il movimento per la vita: «Ancora una volta l’associazione Luca Coscioni si dimostra un esperto imbattibile nell’opera di sciacallaggio. È sotto gli occhi di tutti il tentativo di sfruttare l’umana tragedia di Dj Fabo per condizionare il dibattito parlamentare sul consenso informato e sulle Dat. L’uso strumentale del caso è ancor più evidente se si pensa che, a differenza di quanto avviene in Svizzera, la legge in discussione in Italia avrebbe consentito di lasciar morire Dj Fabo di stenti, ossia per disidratazione e denutrizione, e non certo per suicidio assistito farmacologico», afferma il deputato Gian Luigi Gigli (gruppo parlamentare Democrazia solidale-Centro democraticò), presidente del movimento per la vita

«Ma per i Radicali la morte di Dj Fabo è solo l’occasione giusta per far approvare intanto questa legge e usarla poi come grimaldello per arrivare all’obiettivo di sempre: l’eutanasia attiva. Sarebbe auspicabile che le forze politiche tenessero responsabilmente conto di ciò al momento di andare in Aula», conclude Gigli.

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