Truffatori in gioielleria, via un Rolex da 7.700 euro

Acquistavano beni di lusso con assegni contraffatti così bene da ingannare le stesse banche

Acquistavano beni di lusso con assegni contraffatti così bene da ingannare le stesse banche. Quattro bresciani ed una donna romena sono stati arrestati dai carabinieri per truffa: fra il 2015 ed il 2017 sarebbero riusciti a raggirare commercianti di mezza Italia per quasi 400mila euro. Nella «rete» è finito anche un gioielliere di Trento. Con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe sono stati arrestati un 59enne di Darfo Boario con la compagna romena di 35 anni e tre complici di 29, 53 e 59 anni.

L’indagine.
L’attività investigativa , coordinata dalla procura di Brescia, è partita nell’ottobre 2016 dalla segnalazione di un’azienda agricola di Iseo: erano state acquistate bottiglie di vino per un valore di 11.750 euro con un assegno risultato falso. Nell’azienda si erano presentate persone assai distinte per effettuare l’ordine. I responsabili commerciali, dunque, non si erano stupiti né del numero di bottiglie né dell’importo complessivo; è stato al momento di incassare il denaro che hanno scoperto che l’assegno era falso.


Tutto il Nord nel mirino.
L’elenco delle persone truffate è ancora aperto. I carabinieri della compagnia di Breno stanno concludendo gli accertamenti: al momento si contano oltre 50 esercizi commerciali finiti nel mirino della banda, gioiellerie soprattutto, ma anche pelliccerie, negozi di elettrodomestici, di giardinaggio e articoli sportivi. Pure allevamenti di cani: i truffatori acquistavano cuccioli di razza, poi cambiavano il microchip e mettevano nuovamente sul mercato i cani. La banda si muoveva fra la Lombardia e il Veneto, ma ha colpito anche in Piemonte Liguria, Toscana e Trentino Alto Adige.


A Trento un Rolex da 7.700 euro.
Nel febbraio dello scorso anno i truffatori capitarono anche a Trento. Si presentarono in una gioielleria del centro ed acquistarono un orologio Rolex da 7.700 euro. Anche in questo caso avevano utilizzato per il pagamento un assegno che, all’apparenza perfetto in ogni sua parte, era in realtà contraffatto.


La tecnica dei truffatori.
Per ogni obiettivo veniva creata una falsa identità, attraverso documenti contraffatti e stampati dalla stessa banda, scegliendo un cognome comune nella zona da «colpire». Le truffe avvenivano spesso nel fine settimana o a ridosso delle festività, quando le banche erano chiuse: i commercianti si accorgevano che l’assegno era falso solo alla riapertura degli istituti di credito. «Gli arrestati - hanno evidenziato gli investigatori - avevano già pronto un piano di fuga per l’estero».


La perquisizione.
L’indagine è partita a fine 2016, ma i carabinieri contestato le truffe a partire dal 2015. In un’abitazione hanno trovato attrezzatura professionale e programmi per computer, per stampare documenti falsi e assegni circolari contraffatti. In un capannone, utilizzato come deposito, è stata sequestrata merce di vario tipo, fra cui gioielli, orologi, moto per circa 200mila euro di valore. È stata inoltre rinvenuta una pistola illegalmente detenuta da due dei promotori dell’associazione a delinquere, il 59enne di Darfo e la donna romena: nei loro confronti è scattato l’arresto in flagranza, perché ritenuti responsabili di detenzione illegale di arma da fuoco.

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