Sesso e droga: gli affari dei buttafuori Gestiva una «piazzola» in via Brennero

di Sergio Damiani

Sesso e droga. Il buttafuori del locale notturno Il Gatto e la Volpe, per far soldi aveva puntato su un binomio collaudato e intramontabile. Peccato che il suo secondo e terzo lavoro fossero entrambi fuorilegge. L'uomo infatti non solo avrebbe affiancato all' attività di addetto alla sicurezza lo spaccio di droga, ma anche lo sfruttamento della prostituzione. Per far esercitare le ragazze, il «buttafuori» avrebbe gestito una "piazzola" in via Brennero offrendo servizi di base come la disponibilità di un alloggio, la fornitura massiccia di preservativi, ma anche protezione da eventuali clienti intemperanti.

Si arricchisce dunque di nuovi particolari - e di ulteriori ipotesi di reato - l'inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo provinciale coordinati dal capitano Andrea Oxilia e dal tenente colonnello Giovanni Cuccurullo. In totale sono sette gli uomini arrestati (sei in cella ed uno ai domiciliari), quattro le persone sottoposte ad obbligo di firma, 22 le denunce ed oltre cento i consumatori segnalati al Commissariato del Governo. Fra le persone finite in carcere c'è anche un collaboratore di giustizia. Gli inquirenti hanno sequestrato in totale 38 kg di marijuana, 2 kg di cocaina, 3 kg di sostanze da taglio, 1.200 euro in contanti.

È stato arrestato anche un indagato inizialmente considerato latitante: si tratta di Eduard Abdushi, 33enne albanese residente a Bagnolo Cremasco, ora in carcere a Cremona. Indagando sullo spaccio di stupefacenti che ruotava attorno al 38enne romeno Emilian Nicolae Resmerita, «buttafuori» de Il Gatto e la Volpe (va sottolineato che il locale, ora chiuso per motivi non legati all'indagine, non era i coinvolto né con lo spaccio, né con la prostituzione) i carabinieri hanno scoperto che l'uomo avrebbe coltivato anche il filone d'oro del sesso a pagamento.

Secondo quanto hanno ricostruito i carabinieri, Resmerita gestiva in forma privata ed autonoma una "piazzola" su via Brennero dove si prostituivano giovani provenienti dall'Est Europa, e in particolare dalla Moldavia. Non erano ragazze che si esibivano nel locale notturno e poi arrotondavano la serata con prestazioni sessuali, ma giovani che il romeno reclutava attraverso un conoscente (su questo fronte le indagini sono ancora in corso). Il romeno avrebbe garantito loro servizi e un luogo "sicuro" in cui prostituirsi. Come hanno dimostrato anche altre indagini condotte dai carabinieri, le strade del sesso a pagamento, in questo caso via Brennero a Trento, vengono suddivise in "piazzole" in modo che non ci siano invasioni di campo.

Lo sfruttatore dunque offriva protezione, ma anche facilitava il meretricio. Alla prostituta l'indagato dava in qualche caso alloggio (un monolocale arredato in un residence a Gardolo), riforniva le lavoranti di vestiti adatti e biancheria, garantiva l'approvvigionamento di preservativi ma anche il servizio di trasporto da e verso la "piazzola". Secondo i carabinieri l'uomo, denunciato per favoreggiamento ma anche sfruttamento, controllava a distanza i contatti tra ragazze e clientela e avrebbe anche chiesto rendiconto dell'attività di meretricio, in particolare numero di clienti e tariffe praticate, così da conoscere nel dettaglio l'incasso della serata sulla strada. Incasso che secondo gli inquirenti sarebbe poi stato suddiviso tra prostituta e presunto protettore.

All'alba di giovedì tutto cioè è stato improvvisamente interrotto dai carabinieri - mobilitati una settantina di militari suddivisi in 40 pattuglie tra Trentino e Lombardia - che sottolineano come tra i risultati dell'operazione «Pinocchio» ci sia anche la "liberazione" di due ragazze romene.

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