Profughi ospitati in Trentino A caccia di case in 114 comuni Ecco dove si cercano alloggi

di Franco Gottardi

La fuga dalla miseria non si ferma. Continuano gli sbarchi e continua l’assegnazione dei profughi nelle varie zone d’Italia chiamate a dare ospitalità.

La situazione è in continua evoluzione e riflette naturalmente quello che avviene sulle coste del Nord Africa e nel Mediterraneo, ma i vertici del Cinformi, la struttura della Provincia che si occupa dei progetti di accoglienza, non la chiamano nemmeno più emergenza.

«Abbiamo i 50 posti nell’hub di prima accoglienza che aiutano a far fronte alla situazione - spiega Pierluigi La Spada. - Certo c’è sempre necessità di alloggi e il lavoro di ridistribuzione sul territorio deve proseguire ma definirei la situazione “a fisarmonica”, nel senso che c’è anche un 50% di persone che rispetto a quelle in arrivo decidono di andarsene e si liberano posti.

Del resto se tre anni fa ci avessero detto che da 200 persone saremmo arrivati ad oltre 1.500 come adesso non ci avremmo creduto; invece è andata così e tutto sommato sono ottimista, penso che pian piano si trovino le soluzioni abitative e si riesca a far fronte a un flusso che è diventato normalità».

Il problema della distribuzione sul territorio è sempre il nodo centrale. Con la presenza dei centri di prima accoglienza alla residenza Fersina di Trento e a Marco di Rovereto i due comuni maggiori sono costretti finora a sopportare un carico doppio o triplo rispetto alle quote di ripartizione proporzionale stabilite sulla carta mentre ancora troppe località tengono le porte chiuse all’arrivo dei migranti.

I Comuni ospitanti sono addirittura calati da 59 a 58 nell’ultimo mese, perché l’unico profugo ospitato sul territorio di Avio è uscito dal programma di protezione avendo trovato un lavoro ed essendosi guadagnato l’indipendenza. Dunque ci sono ben 129 municipalità che finora non hanno fatto la loro parte, più dei due terzi.

«Bisogna però tener conto della conformazione e delle dimensioni dei nostri Comuni - interviene La Spada - perché è chiaro che più le realtà sono piccole e più è difficile trovare alloggi e posti disponibili, se ragioniamo a livello di Comunità di Valle allora tutte partecipano a parte la Paganella e dunque la percentuale sarebbe sopra il 90%».

Questo per dire che anche il dato diffuso dal Sole 24 Ore l’altro giorno, che vede il Trentino al tredicesimo posto in Italia per disponibilità all’accoglienza da parte dei Comuni, va preso con le pinze e interpretato perché rischia di essere fuorviante.

Dei 58 Comuni ospitanti 37 hanno raggiunto o superato la quota spettante, calcolata ripartendo in proporzione 1.781 richiedenti asilo assegnati dal governo alla provincia di Trento.

Sono invece 26 i nuovi territori, attualmente «sguarniti», dove sono in corso trattative per l’utilizzo di nuovi immobili. Tenuto conto di questi dati il Cinformi ha pubblicato sabato scorso un nuovo «Avviso di ricerca immobili» per cercare di ampliare le proprie «riserve» di spazi. La ricerca riguarda 114 comuni, dove ad oggi non ci sono ospiti o ce ne sono sotto la quota fissata.

Nessuna novità invece per quanto riguarda i Centri di permanenza e rimpatrio previsti dal decreto Minniti, uno per regione e che dovrebbero raccogliere coloro che non hanno ottenuto il permesso di rimanere sul territorio nazionale. Il governatore Rossi aveva chiesto delucidazioni sulle caratteristiche che dovrebbe avere un posto di questo tipo ma non ha ancora avuto risposte.

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