Gli australiani vanno pazzi per la pizza trentina

di Matteo Lunelli

Il re della pizza in Australia è un italiano. E, fino a qui, tutto normale. Ma se a sfondare con la classica «napoletana» è un giovane trentino di Cadine ecco che la storia diventa ancora più curiosa e interessante. Lui è Luca Ferone: classe 1981, nato a Trento ma residente prima a Santa Massenza e poi a Cadine, è protagonista di un’avventura, personale e lavorativa, all’insegna di intraprendenza, voglia di farcela e, poi, successo.

Ora, dopo dieci anni nell’altro emisfero, è un australiano doc: nel marzo 2014 ha preso la residenza e nell’ottobre 2015 la cittadinanza. Tutto grazie alla pizza. E, in parte, grazie alla crisi.

«Avevo iniziato a lavorare in uno studio come geometra, dopo aver studiato al Pozzo. Durante le superiori avevo fatto il bagnino a Caldonazzo, Lamar e Lagolo, ma anche il barista alla Flaca e al Bahnhof. Poi iniziò il periodo di crisi economica, nello studio ero l’ultimo arrivato, le prospettive erano poche. Un amico mi fece vedere delle foto dell’Australia e mi dissi “perché no?”. Così partì, con un visto per sei mesi e l’intenzione di imparare l’inglese, lavorare e fare un’esperienza, senza nulla da perdere».

Ferone prepara la valigia e parte. Lavora nel Queensland, in campagna, raccogliendo cipolle e pomodori e piantando la lattuga. Si informa bene sui permessi, i visti e le condizioni per poter tornare in Australia: con determinate qualifiche oppure con uno «sponsor», ovvero un datore di lavoro che faccia da garante, è possibile avere un visto permanente.

«Con queste informazioni sono tornato in Italia e poi ripartito a giugno 2008. Ho lavorato ancora e, visto che in campagna si possono fare dei bei soldi, ho poi comprato un camper e girato l’Australia per 5 mesi.

Alla fine ho iniziato un corso durato due anni in una scuola alberghiera e poi ho ripreso a lavorare: grazie al mio datore ho preso lo “sponsor” per restare in Australia, precisamente a Brisbane. Lì ho imparato un po’ per caso anche a fare la pizza, aiutando il pizzaiolo quando ce n’era bisogno».

Ma, come avrete capito, Luca Ferone di stare «fermo» non è proprio capace. Così decide di rischiare: prende un vecchio furgone Kombi Volkswagen, impiega sei mesi per restaurarlo e modificarlo e pensa bene di piazzarci sopra un forno da pizza.

La ricetta è semplice: la tradizione della pizza e l’innovazione dei «food truck», i ristoranti su ruote, si uniscono. E poi una spolverata di talento tipico italiano, tanto apprezzato all’estero.

«In Australia i Kombi sono piuttosto famosi, così ho pensato di iniziare questa avventura modificando quel mezzo e facendolo diventare una pizzeria su quattro ruote. A marzo 2014 il primo lavoro: il carrozziere che mi ha aiutato nel sistemare il furgone mi ha procurato una serata per un party di compleanno privato, nel quale io sarei arrivato per sfornare pizze per tutti gli invitati».

Sette anni dopo il primo viaggio in Australia, con nel mezzo tanti lavori e lavoretti, i visti, le esperienze, i viaggi, le persone conosciute, Luca Ferone realizza il proprio sogno. Da quel momento in poi Pizzantica, «The Pizza Kombi», diventa un must per la gente di Brisbane.

«Ho iniziato con le feste private, poi i mercati settimanali, poi i matrimoni, poi le cene aziendali ed è stato un crescendo. Mi hanno chiamato anche a Sidney, per un festival musicale di due giorni nel quale si esibiva Adele e poi per le partite del match di Coppa Davis di tennis tra Australia e Usa che si è tenuto a Brisbane».

La proposta del Kombi è incentrata sulla pizza, ma non mancano altri prodotti. «La margherita è sempre la più gettonata, seguita dalla diavola. Poi, essendo un Paese anglosassone, va molto anche la pizza con l’ananas, anche se da italiano mi vergogno un po’ a dirlo. Lo stile è quello della napoletana classica, leggera e con poco lievito, e farcita con prodotti italiani tipici. Una pizza tradizionale e fatta alla vecchia maniera, da questo il nome Pizzantica. In futuro vorrei provare a inserire nei menù specialità trentine, a partire magari dai vini, oltre alle grappe di Santa Massenza».

Il giovane trentino ha iniziato questa attività da solo ma adesso, visto il successo, ha dovuto allargare gli orizzonti. «In un primo momento facevo tutto io, dalla contabilità agli ordini, dalle pizze all’organizzazione. Adesso però ho quattro forni, due mobili sui Kombi e due fissi, uno a un grande mercato che si tiene ogni weekend e uno a Casa Italia, un club italiano. Per gestire tutto ciò mi sono messo in società con il padre di un ragazzo con il quale andavo a giocare a calcetto: all’inizio questo signore mi aiutava con consigli, mi spiegava le leggi e le procedure per le tasse, poi l’ho coinvolto nel business.
Durante gli eventi cerco di dare lavoro a ragazzi, magari italiani, spesso studenti, mentre io gestisco fornitori e clienti. Ma se serve non ho problemi a mettere letteralmente le mani in pasta e a sfornare pizze o servirle».

Di tornare, quindi, non se ne parla. «Sono stato in Italia a metà giugno per il matrimonio di un amico, ma qui sto bene. Sento tanti che si lamentano e mi dicono che ho fatto bene ad andare via: sono scelte, e poi ci vuole un pizzico di fortuna. Comunque mi tengo sembre in contatto con gli amici trentini tramite Facebook e WhatsApp e, non lo dico perché siete voi, leggo sempre le notizie dell’Adige per restare informato su quello che succede a casa. Mamma e papà sono venuti due volte in Australia a trovarmi, ma il più vicino è mio fratello, che è in Giappone».

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