Terremoto a Ischia, Borrelli «Case con materiali scadenti»
Perché un terremoto di magnitudo 4.0 fa tanti danni? A questa domanda contribuirà a rispondere l’indagine già avviata dalla Procura di Napoli, a partire dalla relazione che stenderanno i vigili del fuoco e dalle analisi che potranno essere demandate ad altri esperti. Ma una prima risposta l’ha fornita Angelo Borrelli, da pochi giorni numero uno della Protezione civile: «C’è un discorso di specificità dell’isola d’Ischia che è in area vulcanica. Quello che però ho potuto vedere - ha detto al termine di una giornata di sopralluoghi e verifiche sul posto - è che molte costruzioni sono realizzate con materiali scadenti che non corrispondono alla normativa vigente: per questo alcuni palazzi sono crollati o rimasti danneggiati».
Secondo Borrelli il legame tra abusivismo e crolli, escluso dagli amministratori locali, può esistere: non è un legame necessario, perchè «può esserci una costruzione abusiva fatta bene e una costruzione che rispetta le norme di legge fatta male». «Bisogna vedere come sono realizzate», come sono fatti gli edifici. Discorso che vale anche per la casa crollata che ha causato una vittima a Casamicciola e sotto la quale sono state recuperate sei persone, tra cui i tre fratellini. Al momento «non sappiamo se sia abusiva, lo verificheremo», ha chiarito infatti Borrelli, pronto a fornire una relazione alla Procura se sarà richiesta.
Due magistrati sono da stamattina a Ischia per coordinare gli accertamenti preliminari nell’ambito dell’indagine su eventuali responsabilità per i danni provocati dal terremoto. Sono i sostituti Maria Teresa Orlando e Michele Caroppoli ai quali il procuratore della Repubblica di Napoli Giovanni Melillo ha delegato il fascicolo nel quale, al momento, non sarebbero formulate ipotesi di reato. Quelle astrattamente possibili sono soprattutto due: disastro colposo oppure omicidio colposo plurimo, in riferimento alla morte delle due donne a Casamicciola.
Gli inquirenti attendono di ricevere dai vigili del fuoco, che da ieri sera sono impegnati nelle operazioni di soccorso, una prima relazione. I rilievi tecnici serviranno a valutare lo stato delle costruzioni (la maggior parte dei crolli sono avvenuti nella parte alta del comune di Casamicciola) e l’eventuale mancata adozione delle norme antisismiche. Al vaglio degli inquirenti finiranno anche i casi di abusivismo edilizio, appunto, un fenomeno molto esteso nei decenni scorsi sull’isola, sui quali la procura partenopea ha condotto già numerose inchieste.
In serata, nella sede della procura al Centro Direzionale, previsto incontro dei pm Orlando e Caroppoli con i vertici dell’ufficio (il procuratore Melillo e il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli) per fare il punto sulla situazione. I magistrati sono in contatto anche con i dirigenti della polizia e gli ufficiali dei carabinieri in servizio a Ischia. Solo una volta completati gli accertamenti preliminari, e di fronte a un quadro più chiaro sulle eventuali responsabilità, si procederà all’apertura di un fascicolo, classificato al cosiddetto modello 21, ovvero contro persone note, oppure al modello 44 contro ignoti.
Case vecchie più di mezzo secolo, realizzate spesso con materiali non adatti a prevenire danni sismici, malgrado la zona fosse stata già classificata ad alto rischio. A Casamicciola la conta dei danni non è stata ancora avviata ma la polemica è già esplosa. Si riparla del fenomeno abusivismo, ci si chiede se crolli e lutti potessero essere evitati.
Alcuni cittadini parlano di un terremoto ‘anomalò: in passato altre scosse non hanno causato simili danni. Il sisma ha devastato le abitazioni di alcuni rioni di Casamicciola e di Lacco Ameno: ad essere state danneggiate sono state soprattutto quelle delle contrade che si trovano sulle pendici della montagna che sovrasta l’isola Verde. Tutte costruite allo stesso modo: pareti in tufo giallo e copertura in cemento o con putrelle. Una tecnica molto usata, in passato, in tutta l’area flegrea dove le cave di tufo sono numerose ed hanno fornito le pietre squadrate e la pozzolana per confezionare la malta. Il colpo secco del sisma però le ha fatte cedere.
Le ferite al patrimonio urbanistico sono evidenti: case squarciate, impianti turistici ormai irrimediabilmente compromessi, cumuli di pietre lungo le strade, pareti ormai pericolanti che necessitano di essere messe in sicurezza al più presto. E anche nei fondi si notano delle spaccature nel suolo.
Nelle strade che affacciano sul lungomare invece nessun segno: si capisce che c’è un emergenza in atto solo perchè sono presenti tantissimi mezzi dei vigili del fuoco, delle forze dell’ordine. Sull’isola verde sono state impiegate 650 unità, alcune delle quali ad altissima specializzazione. Dopo una prima individuazione di un bacino potenziale di 2600 sfollati, il numero di coloro che dovranno essere sistemati negli alberghi è sceso a circa 200 unità. Ora dovranno essere avviate le verifiche sulla stabilità delle abitazioni e decidere o meno della loro interdizione. In ogni caso non si punta all’utilizzazione di tendopoli.
Ma c’è un nesso tra alcuni cedimenti avvenuti ieri sera e il fenomeno dell’abusivismo edilizio? Il capo della protezione civile Borrelli ha detto che «molte costruzioni sono realizzate con materiali scadenti che non corrispondono alla normativa vigente, per questo alcuni palazzi sono crollati o rimasti danneggiati».
Per il sindaco di Casamicciola, Giovambattista Castagna, giovane ingegnere che guida una coalizione civica, la responsabilità dei danni non è tanto da attribuire all’abusivismo, quanto alla vetustà delle costruzioni. «Le case che sono venute giù sono quelle costruite dopo il terremoto del 1883, in quella zona alta già colpita da precedenti terremoti».
Per Castagna è chiaro che oggi «le tecniche si sono evolute e noi sappiamo benissimo quando è entrata in vigore la nuova normativa antisismica. Quindi è inutile dire che è colpa dell’abusivismo. Certo non nego che ci sia stata un’azione di abusivismo ma non si può far passare questo messaggio. Dove c’è una verità deve venire fuori: io constato che le case danneggiate sono quasi tutte più vecchie di 50 anni».