Studi in Africa e Usa per sconfiggere la malaria
La veterinaria trentina Giovanna Carpi da dieci anni lavora negli Stati Uniti
Ore e ore di studio, ricerca e analisi in laboratorio, i viaggi in Africa, i congressi, le pubblicazioni. Tutto con un unico obiettivo: combattere la zanzara. Quello che per noi è un fastidio estivo, è in realtà l'animale più pericoloso del mondo, vettore della malaria, che uccide 429 mila persone ogni anno. Lei è Giovanna Carpi, veterinaria trentina di 39 anni che da dieci anni vive negli Stati Uniti: fa la ricercatrice alla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, ma nel recente passato ha lavorato anche all'università di Yale e a quella della Pennsylvania.
Il suo lavoro, ma non sarebbe esagerato parlare di una missione, è oggi quello di leggere il Dna del parassita che provoca la malattia, il Plasmodium falciparum, direttamente dalla zanzara. E per fare tutto questo è stata l'anno scorso, per un mese, in Zambia, ed è pronta a ripartire a breve per l'Africa. Ma tutto questo lavoro che, chissà, potrebbe contribuire a ridurre la mortalità della malaria, è iniziato molto lontano da Baltimora o dal nord dello Zambia. Esattamente tra le Dolomiti, in Trentino. «Prima la maturità al Da Vinci, la laurea in Veterinaria a Bologna e poi ho iniziato come assistente di ricerca al Centro di ecologia alpina sul Bondone: studiavamo sul campo l'encefalite trasmessa dalla zecca e il ruolo dei caprioli e dei piccoli mammiferi nel mantenimento delle zecche stesse e del virus. Poi, mentre facevo il dottorato in biotecnologie veterinarie all'Università di Torino, ho iniziato a lavorare alla Fondazione Edmund Mach, nel gruppo di Annapaola Rizzoli: lì sono stata incentivata, supportata, accompagnata nel mio percorso è è stata una tappa fondamentale».
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Giovanna Carpi, a quel punto della propria carriera, ha meno di trent'anni. Ha la chance di restare in Trentino, con un posto fisso, ma alla fine decide di rischiare, di intraprendere la strada meno sicura ma anche quella più affascinante: vince una borsa di studio, fa le valigie e vola verso gli Stati Uniti. Pennsylvania State University prima, Yale dopo e da un anno e mezzo Johns Hopkins a Baltimora: tutti centri d'eccellenza a livello internazionale («Come lo è anche la Mach, non dimentichiamolo») e una grande competizione. Anche il focus della ricerca cambia: banalizzando, dalle zecche alle zanzare. Con la sfida della malaria. «L'obiettivo dell'Organizzazione mondiale della sanità è di ridurre entro il 2030 l'incidenza e la mortalità del 90% e per questo ci sono finanziamenti mondiali per 2,9 miliardi di dollari. In ballo ci sono le vite di moltissimi bambini. In Africa possiamo studiare sul campo il parassita della malaria nelle zanzare, capendo come si evolve e come si muove, per avere informazioni utili su dove implementare controlli mirati della zanzara e anche per sviluppare vaccini efficaci. Inoltre raccogliamo campioni e facciamo dei test rapidi diagnostici su bambini e persone infette, oltre a dare delle terapie: quest'ultimo non è naturalmente il nostro obiettivo, ma ci permette di valutare l'efficacia dei controlli, i risultati dei trattamenti nelle case e delle zanzariere».
Una sfida complessa e difficile: genoma del parassita, dna, ecologia, virus, clima, sono tantissimi gli aspetti da studiare con approccio multidisciplinare per sconfiggere il nemico. E il tempo è poco. Non solo per motivi scientifici, ma anche per motivi umani, visto che si parla di vita o di morte di tante persone, Giovanna Carpi è concentratissima sul proprio lavoro. «Effettivamente c'è tantissimo da fare, ma lavorare in team è molto stimolante e sapere l'obiettivo della sfida lo è ancora di più».
Una volta all'anno, però, c'è il tempo per tornare a Trento. «A trovare la famiglia e trascorrere del tempo nella mia città, che amo tantissimo. Non ho l'esigenza di tornare a casa, anche perché ho sposato un americano e ormai la mia vita è lì. Lui lavora distante da Baltimora, in California nella Silicon Valley, come ingegnere nel settore dell'intelligenza artificiale. Un po' di tempo lo dedico alla mia grande passione, che è la danza classica, oltre alla lettura e a qualche visita ai musei di Washington, che è vicina a Baltimora». Pensando, però, sempre a quel dna, a quel genoma, a quel parassita e a quel virus. Perché vincere questa sfida vorrebbe dire salvare migliaia e migliaia di bambini. E a lottare per vincere c'è anche Giovanna Carpi.