I carabinieri del Nas tornano al S.Chiara Nuovi prelievi per l'inchiesta sulla malaria
I carabinieri del Nas sono tornati questa mattina all’ospedale Santa Chiara di Trento per sequestrare altro materiale che potrebbe essere utile all’inchiesta aperta dalla Procura del capoluogo (che indaga parallelamente a quella di Brescia) in seguito alla morte per malaria della piccola Sofia, la bambina di 4 anni deceduta agli Spedali Civili di Brescia dopo essere stata ricoverata, inizialmente per diabete, prima in Veneto (Portogruaro) e poi a Trento.
Prosegue quindi la repertazione di elementi che potrebbero aiutare alla soluzione di un caso molto complesso. Il materiale biologico sequestrato è stato trasportato in un laboratorio specializzato nel veronese. I carabinieri sono usciti dall’ospedale in tarda mattinata con una piccola scatola di cartone sottobraccio e un contenitore frigorifero.
Resta per ora una mera ipotesi invece quella presentata da Walter Pasini, direttore del Centro di Travel Medicine and Global Health, cioè che la causa del contagio sia imputabile a un contatto ematico con un ago pungidito, di quelli che si usano per controllare il diabete.
Il sangue della piccola Sofia, secondo questa ipotesi, sarebbe quindi entrato in contatto con altro materiale biologico contaminato dal virus della malaria. In quei giorni, infatti, erano ricoverate al Santa Chiara di Trento altre quattro persone, di cui due in pediatria, affette da malaria e poi guarite.
A livello accusatorio la fattispecie rimane nell’ambito delle possibilità che la Procura sta valutando. Saranno necessari comunque ancora alcuni giorni per avere le prime risultanze dell’inchiesta. Si attendono infatti i primi riscontri dagli esami del materiale biologico su cui si concentrano i periti nominati dalla Procura assieme agli ispettori dell’Istituto superiore di sanità.