Tumore, per il 2017 stimati 5.800 casi Colon-retto e mammella i sorvegliati speciali
Nel 2017, in Trentino Alto Adige, ci saranno 5.800 nuove diagnosi di tumore. Il colon-retto sembra rappresentare il tumore più frequente con una proiezione di 850 nuovi casi (500 tra i maschi e 350 tra le femmine), seguito dal cancro alla mammella con 750 nuovi casi), alla prostata con 500 casi) e al polmone con altri 500 casi (300 tra i maschi e 300 tra le femmine).
Infine si conteranno 200 nuove diagnosi di tumore allo stomaco, 300 nuove diagnosi di melanoma e meno di 50 nuovi tumori alla cervice uterina. È questo il censimento ufficiale, giunto alla settima edizione, che fotografa l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e della Fondazione AIOM, raccolto nel volume «I numeri del cancro in Italia 2017» presentato all’Auditorium del Ministero della Salute in un convegno nazionale.
In Italia, secondo le stime, i nuovi di tumore stimati nel 2017 saranno 369 mila (192.000 fra i maschi e 177.000 fra le femmine), nel 2016 erano 365.800. È un vero e proprio boom di diagnosi di cancro del polmone fra le donne: 13.600 nel 2017 (+49% in 10 anni), dovuto alla forte diffusione del fumo fra le italiane. Crescono in entrambi i sessi anche quelli del pancreas, della tiroide e il melanoma; in calo, invece, le neoplasie allo stomaco e al colon-retto, grazie anche alla maggiore estensione dei programmi di screening. E oggi oltre 3 milioni e trecentomila cittadini (3.304.648) vivono dopo la diagnosi, addirittura il 24% in più rispetto al 2010. Poi, una conferma: il cancro colpisce più al Nord della Penisola, ma al Sud si sopravvive di meno.
«L’incidenza è in netto calo negli uomini (-1.8% per anno nel periodo 2003-2017), legata principalmente alla riduzione dei tumori del polmone e della prostata, ed è stabile nelle donne, ma si deve fare di più per ridurre l’impatto di questa malattia, perché oltre il 40% dei casi è evitabile – afferma il professor Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -. Ormai è scientificamente provato che il cancro è la patologia cronica che risente più fortemente delle misure di prevenzione. Migliaia di studi condotti in 50 anni hanno dimostrato con certezza il nesso di causalità fra fattori di rischio quali gli stili di vita sbagliati (fumo di sigaretta, sedentarietà e dieta scorretta), agenti infettivi, a cui può essere ricondotto l’8,5% del totale dei casi (31.365 nel 2017), esposizioni ambientali e il cancro. Oggi abbiamo a disposizione armi efficaci per combatterlo, come l’immunoterapia e le terapie target che si aggiungono alla chemioterapia, chirurgia e radioterapia. Tutto questo, unito alle campagne di prevenzione promosse con forza anche da AIOM, si traduce nel costante incremento dei cittadini vivi dopo la diagnosi».
Nel 2014 (ultimo dato Istat disponibile) sono stati 177.301 i decessi attribuibili al cancro.
In Trentino Alto Adige sono stati 2.671 e di questi 427 per tumore al polmone, 289 per tumore al colon retto e 189 per tumore al pancreas, 183 per tumore alla mammella solo per citare quelli con numeri maggiori.
I cittadini che si sono ammalati nel 2005-2009 hanno una sopravvivenza migliore rispetto a chi è stato colpito dalla malattia nel quinquennio precedente sia negli uomini (54% contro 51%) che nelle donne (63% contro 60%). Le percentuali più alte a 5 anni si registrano in Emilia-Romagna e Toscana sia negli uomini (56%) che nelle donne (65% donne).
In Trentino Alto Adige la percentuale è del 63% per gli uomini e del 53% per le donne. E si conferma, anche dal Rapporto 2017, un’Italia a due velocità. «Emerge una forte difformità tra il numero di nuovi casi registrati al Nord rispetto al Centro e Sud sia negli uomini che nelle donne – spiega la professoressa Lucia Mangone, presidente Airtum -. In particolare, al Nord ci si ammala di più rispetto al Sud. Il tasso d’incidenza tra gli uomini è più basso dell’8% al Centro e del 17% al Sud/Isole rispetto al Nord e per le donne del 5% e del 18%. Alla base di queste differenze vi sono fattori protettivi che ancora persistono al Sud, ma anche una minore esposizione a fattori cancerogeni (abitudine al fumo, inquinamento ambientale ecc). Per contro, al Sud si sopravvive di meno: nelle regioni meridionali, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si è osservata la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, colon-retto e cervice uterina».