Taglia gli alberi del vicino Conto salato: 30mila euro
Se gli alberi del vicino di casa vi fanno ombra, non azzerate il bosco limitrofo senza aver ottenuto il consenso del proprietario del terreno. Parrebbe una considerazione del tutto ovvia, ma così non è alla luce di una causa civile che ha visto soccombere l’autore di un incauto e drastico disboscamento operato sul terreno del vicino ingaggiando un boscaiolo e con tanto di improvvida autorizzazione di un custode forestale.
Ora per quel «taglio selvaggio» l’autore rischia di pagare un conto salato: ben oltre 30 mila euro tra risarcimento e spese legali e interessi.
La vicenda, accaduta sull’altipiano di Piné, risale all’inverno 2011-12, anche se la sentenza del giudice Giuseppe Barbato è di questi giorni. Il giudizio civile riguarda la mesta fine di un migliaio di metri quadri di conifere, con piante anche maestose di età compresa tra i 25 e 50 anni, barriera naturale tra una villa immersa nel verde e la strada.
I proprietari dell’immobile avevano dato l’autorizzazione al «taglio di un paio di piante e non di più» venendo incontro alle richieste avanzate dal figlio di un confinante che si lamentava perché gli alberi facevano ombra. Quando, trascorso l’inverno, i proprietari della villa tornarono sull’altipiano di Piné scoprirono che buona parte del bosco di casa non c’era più. Al suo posto rimanevano solo le ceppaie, mute testimoni di alberi finiti in qualche segheria.
Immaginiamo incredula e arrabbiata, la proprietaria chiese spiegazioni al figlio del vicino di casa, presunto autore del drastico disboscamento. Questi venne poi querelato (il fronte penale si chiuse con il pagamento di un decreto penale di condanna da 100 euro per danneggiamento) e citato in giudizio attraverso l’avvocato Vittorio Cristanelli. Il convenuto sosteneva di essere stato autorizzato al taglio delle piante pericolanti che incombevano sulla casa del padre. Nella prospettazione difensiva, il taglio sarebbe stato selettivo e limitato ai 16 alberi che l’assistente forestale aveva indicato come a rischio e ad ulteriori 15 alberi a fusto sottile pericolanti.
La causa civile ha però «fotografato» una diversa situazione. Il perito incaricato dal giudice nel corso del sopralluogo eseguito nell’estate del 2012 ha classificato ben 77 ceppaie di piante ad alto fusto (47 di abete rosso; 21 di pino silvestre; 19 di larice e 8 di latifoglie). Analizzando estratti cartografici del 2007, ortofoto del 2008 e 2011 e perfino delle immagini di Google Street View è stato stabilito che nel 2011 il bosco era ancora vivo e vegeto. Secondo il giudice la piante fatte tagliare dal figlio del vicino sono ben più delle 31 da lui stesso indicate: in conto vengono messi al convenuto tutti e 77 gli alberi di cui rimanevano solo le ceppaie.
Solo una dozzina di queste presentavano segni di marciume, ma secondo il perito a posteriori è difficile stabilire se andassero davvero tagliate. Anzi lo stesso ctu ha concluso che il bosco al momento del taglio non presentava «evidenti problematiche di stabilità e pericolosità imminente tali da richiedere un intervento immediato e drastico su tutta la superficie».
In sentenza il giudice tira le orecchie all’assistente forestale che indicò le piante da tagliare. Il suo comportamento viene definito «quantomeno superficiale» visto che ha provveduto a martellare le piante da tagliare «su richiesta di soggetto diverso dal proprietario del fondo e senza neppure preventivamente accertare di persona l’effettivo consenso di quest’ultimo, seguendo quindi un modus procedendi evidentemente censurabile».