Innamorato della prostituta Ci rimette 50mila euro

Si era innamorato, perdutamente verrebbe da dire, di una prostituta dell’Est, ma l’amore pare non sia stato ricambiato. La donna  avrebbe di fatto «spolpato» il suo ex cliente prosciugando per intero i suoi conti correnti e convincendolo ad ottenere un prestito da una società finanziaria.

Ora la prostituta e il suo convivente, che a sua volta avrebbe beneficiato di bonifici in ingresso sul suo conto corrente, sono finiti a processo con l’accusa di circonvenzione di incapace. Un’accusa odiosa visto che gli imputati avrebbero approfittato del particolare stato di vulnerabilità del cliente, descritto come una persona generosa ma non sempre in grado di distinguere tra il bene e il male, emotivamente fragile e dunque facile da manipolare e circuire. Secondo l’accusa, gli odierni imputati non si sarebbero fatti scrupoli sottraendo al povero cliente innamorato oltre 50 mila euro.

La vittima, un cinquantenne di Trento, è un gran lavoratore. Ha un impiego fisso e tutti i mesi gli viene accreditato uno stipendio di tutto rispetto. Negli anni l’uomo era infatti riuscito a risparmiare un discreto gruzzolo, depositato al sicuro in banca.

Nel 2014 però i risparmi si sono rapidamente volatilizzati. E non per qualche ardita operazione di borsa. L’uomo avrebbe trasferito somme di denaro sempre più considerevoli in favore della prostituta con la quale era nata una relazione affettiva, o almeno di questo si era convinto il cliente. Naturalmente una persona maggiorenne è libera di disporre come vuole del proprio denaro, anche donandolo tutto in nome dell’amore, vero o presunto, per una prostituta. In questo caso, però, secondo la procura la donna, in concorso con il suo compagno italiano, avrebbe approfittato dello stato di fragilità del cliente per spillargli tutti i soldi disponibili. Di amore insomma in questa storia non c’è traccia.

Tracciati invece sono alcuni bonifici e trasferimenti fatti dalla vittima alla donna e, per 5.000 euro, anche al suo compagno pare senza alcuna contropartita. All’odierna imputata sarebbero stati consegnati anche 20 mila euro i contanti. Così i risparmi accumulati con  fatica negli anni sono rapidamente evaporati. Anzi l’uomo avrebbe anche richiesto ed ottenuto finanziamenti (ad elevato tasso di interesse) e un acconto sul suo Tfr tutto finito nelle tasche dell’amica e del suo compagno. Anche lo stipendio pare che sul conto avesse vita breve: nel giro di pochi giorni dall’accredito non restava più nulla.  

I due imputati ora affronteranno il processo. L’ormai ex cliente si costituirà parte civile attraverso il suo amministratore di sostegno. L’accusa è di circonvenzione di incapace: «Chiunque - prevede l’articolo 643 del Codice penale - per procurare a sé o ad altri un profitto, abusando dei bisogni, delle passioni o della inesperienza di una persona minore, ovvero abusando dello stato d’infermità o deficienza psichica  di una persona, anche se non interdetta o inabilitata, la induce a compiere un atto che importi qualsiasi effetto giuridico per lei o per altri dannoso, è punito con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da 206 a 2.065 euro».

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