Arrestato per estorsione Nei guai per 1.500 euro
Figura anche un agente di commercio nativo di Napoli ma da anni domiciliato a Trento nell’inchiesta condotta dalla procura di Firenze su un’ipotesi di estorsione ai danni dei titolari di una ditta fiorentina di ortofrutta fallita nel 2013. Ieri gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza hanno notificato un ordine di custodia cautelare ad Eugenio Potenza, 44 anni, imprenditore con un passato di impegno politico nella civica «Valori e Diritti». Le accuse - naturalmente in questa fase sono mere ipotesi tutte da dimostrare - sono di estorsione e bancarotta fraudolenta.
La posizione di Potenza appare marginale rispetto a quella degli altri tre indagati finiti in carcere: un imprenditore di Bergamo, Alessandro Santini, titolare di una ditta di import-export di frutta, e i suoi presunti «emissari», entrambi di origine calabrese, che l’uomo avrebbe assoldato per riscuotere i debiti che vantava dalla ditta di Firenze. Si tratta di Carmelo Caminiti e Paolo Malara, che secondo gli inquirenti sarebbero legati alla cosca ‘ndranghetista dei De Stefano Tegano. In totale ai due imprenditori toscani sarebbero stati estorti 70 mila euro.
Cosa c’entra Potenza?
Nell’ordinanza si riconosce che il napoletano domiciliato a Trento «è un un personaggio estraneo al contesto dei calabresi, con i quali anzi arriva quasi in conflitto» (e dunque è estraneo ai contatti, veri o presunti, con la ‘ndrangheta). Ma, secondo il giudice, Potenza «è tutt’altro che estraneo al Santini per il quale lavorava anche lui come recuperatore di crediti».
Nell’ordinanza si cita la deposizione di uno dei due imprenditori fiorentini vittime dell’estorsione che tira in ballo Potenza: «Un giorno si presentò un tale di nome Eugenio che mi disse di essere stato mandato da me dal Santini per riscuotere lo stesso debito della (omissis, la srl fallita) per il quale però stavo già pagando Carmelo. Nell’occasione, non sapendo chi fosse, e senza fare ulteriori domande gli dissi che avevo già pagato tutto quello che dovevo. Eugenio chiamò Santini davanti a me dicendo che noi avevamo pagato tutto e, al termine della conversazione con il bergamasco, mi disse di non preoccuparmi più e che ci avrebbe pensato lui, pretendendo però almeno 1.500 euro per le spese che aveva sostenuto per raggiungermi».
Sono proprio questi 1.500 euro sollecitati per le «spese», una cifra modesta, a mettere nei guai Potenza ora indagato per estorsione. Il fatto contestato risale al marzo-aprile 2016.
Nell’ordinanza il giudice scrive che «il dato significativo è che Potenza è collegato al Santini al quale telefona direttamente per chiarire la situazione. Questo significa che Santini aveva a sua disposizione più soggetti diversi che riscuotevano per suo conto, con modalità estorsive. Non solo, ma anche Potenza ha curato per il Santini più «posizioni» diverse e non si è occupato solo dei fratelli (omissis). Lo si capisce fra l’altro dalla telefonata in cui Potenza racconta di essere andato per conto del Santini «da un “vecchio” a Novara...».
Accuse a cui nei prossimi giorni, se lo vorrà, Potenza potrà rispondere davanti al giudice.