Gestiva una cinquantina di codomìni Ma i soldi per i servizi finivano sul suo conto Amministratore infedele, maxi buco a Trento
Si allarga la «voragine» lasciata da un amministratore di condominio che - questa l'accusa - nell'arco di sette anni avrebbe intascato il denaro destinato a pagare forniture, spese per i servizi o imposte, attraverso bonifici o prelievi verso i propri conti correnti.
Il conto finale - secondo quanto ricostruito dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza - raggiunge i 207 mila euro.
Denaro che Massimo Arcese, 49 anni, di Trento, impiegato part time presso la locale Commissione tributaria di II grado e amministratore di oltre cinquanta condomini situati in gran parte fra Trento e Rovereto, avrebbe sottratto alle casse di quattro condomini del capoluogo.
L'indagato, difeso dagli avvocati Luca Pontalti e Ingrid Avancini, deve rispondere di appropriazione indebita continuata e aggravata, nega però di essersi intascato quel denaro ed è pronto a chiarire la sua posizione. In particolare l'indagato avrebbe sostenuto di avere usato il proprio denaro per anticipare le spese del condominio, in quanto non c'era provvista sul conto e di essersi poi rimborsato quelle somme. Come dire: pasticcione nella contabilità, ma non ladro.
A fare scattare l'indagine delle Fiamme gialle era stata una segnalazione arrivata dall'Agenzia delle entrate, che ha un rapporto di consolidata collaborazione con la Guardia di finanza. Ad attirare l'attenzione dei funzionari erano state le strane movimentazioni finanziarie. Un giro vorticoso di denaro che, secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti, avrebbe di fatto interessato i conti correnti e i bilanci di una cinquantina di condomìni per un ammontare di circa 1,2 milioni di euro. Soldi che sarebbero stati spostati al fine di mascherare gli ammanchi che aveva causato. Ammanchi, come detto, che - nell'arco di circa 7 anni - avrebbero superato i 200 mila euro.
Il «buco» più consistente riguarda le casse del «Condominio Spazio 2000» di Trento. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, coordinate dalla pm Alessandra Liverani, tra il 17 settembre 2012 e il 5 giugno 2015 l'ex amministratore di condominio si sarebbe «intascato» la bellezza di 120.133,03 euro. Per questa prima contestazione Arcese si trova già a processo.
L'udienza dello scorso luglio era stata però segnata da un piccolo colpo di scena. ll Tribunale, accogliendo l'eccezione sollevata dalla difesa di un difetto di notifica, aveva infatti dichiarato nullo l'avviso di conclusione delle indagini e il decreto di citazione in giudizio. La nuova udienza è stata alla fine fissata per il prossimo febbraio.
La procura ha invece chiuso le indagini relative ai presunti ammanchi di altri due condomini di Trento: «Cinqueville C-D» e «Doria». In questo caso, secondo l'accusa, il 49enne si sarebbe appropriato della somma complessiva di 82.377 euro (4.130 per il primo e la parte restante per il secondo complesso) tra il 26 aprile 2010 e al 6 novembre 2012. C'è poi una quarta contestazione che riguarda il «Condominio Veneto 68»: in questo caso l'ammanco si aggirerebbe intorno ai 4.000 euro. In questi casi i condomini hanno fatto scattare la denuncia anche perché, decine di famiglie, si sono ritrovate a dover nuovamente sborsare somme dovute per pagare lavori di manutenzione piuttosto che imposte mai saldate.
E i guai giudiziari, per l'uomo, potrebbero non essere finiti, visto che anche un condominio di Borgo Valsugana di recente avrebbe presentato querela.