Università, prof arrestato prima della lezione
Avrebbe dovuto tenere una lezione all'Università di Trento nell'ambito degli «Incontri di diritto civile». Ma questa mattina il professor Luca Nivarra non ha avuto il tempo di fare il proprio intervento. È stato tratto in arresto dagli uomini della Guardia di Finanza di Trento, che hanno agito su indicazione del Nucleo di polizia tributaria di Palermo, in esecuzione di un'ordinanza del Gip del locale Tribunale.
Sono quindi scattati i domiciliari per Nivarra, docente ordinario di diritto privato presso l'Università degli studi di Palermo. Misura cautelare anche per l'avvocato Fabrizio Morabito, con il sequestro preventivo di disponiblità finanziarie e patrimoniali, per un ammontare complessivo di 160.000 euro.
L'operazione delle Fiamme Gialle è partita a seguito di una consulenza tecnica di ufficio, nell'ambito di un procedimento promosso dagli eredi di una persona defunta.
Dopo la morte di questa, avvenuta nel 2004, il Tribunale aveva il Tribunale aveva nominato Nivarra amministratore provvisorio di un ingente patrimonio immobiliare che il defunto, con testamento pubblico, aveva destinato alla costituzione di una fondazione a suo nome. Nel suo incarico Nivarra era stato prima affiancato e poi sostituito da Morabito.
Nel settembre 2014 il Tribunale civile di Palermo ha annullato il testamento pubblico per incapacità di intendere e volere del testatore, disponendo la devoluzione del patrimonio ai legittimi eredi.
Dalle indagini è emerso che Nivarra e Morabito, in qualità di amministratori giudiziari dei beni dell'eredità, quindi pubblici ufficiali, si sarebbero appropriati di consistenti somme di denaroderivanti dagli incassi dei canoni di affitto degli immobili dell'amministrazione provvisoria.
Nivarra avrebbe inoltre presentato relazioni ideologicamente false in tribunale in modo tale da occultare l'ammontare del denaro indebitamente sotratto. Morabito avrebbe cercato di giustificare gli ammanchi sovrastimando l'entità di alcuni crediti. Nel 2016 aveva restituito 16.000 euro agli eredi: soldi trovati «casualmente» in 16 buste rinvenute tra la documentazione della gestione provvisoria.
Accuse che ovviamente devono ancora essere vagliate dal giudice.
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