Stalking e rapina 7 anni di carcere

Aveva reso un inferno l'esistenza della sua ex fidanzata. A distanza di tre anni dai fatti, al giovane imputato per stalking, lesioni, minacce e rapina è stata inflitta una condanna esemplare: 7 anni di reclusione e 6.000 euro di multa, mentre 6 anni e 5.000 euro sono stati inflitti all'amico dell'imputato finito a processo solo per la rapina.

La vicenda stessa appare un caso esemplare di stalking: botte, umiliazioni, visite notturne, continue pressioni per riprendere la relazione, pressing sui social. Insomma, l'imputato avrebbe messo in atto tutto il «campionario» che passa sotto il nome di atti persecutori.
L'imputato, un albanese di 27 anni, era accusato di stalking «per aver, con condotte reiterate, molestato (omissis, una ragazza trentina anche lei di 27 anni) sia durante la relazione sentimentale che dopo la chiusura del rapporto, insultandola e colpendola con sberle e pugni anche in presenza con altre persone, costringendola anche ad assumere stupefacenti, talvolta cagionandole lesioni, chiedendo insistentemente di riprendere la relazione sentimentale».

Sono numersose le condotte contestate all'imputato, tutte odiose. Nel giugno del 2014 il giovane avrebbe spinto la ex fidanzata che cadde su una panchina su cui era appoggiato un bicchiere di vetro. La ragazza subì lesioni a livello inguinale di una certa consistenza, come dimostra la necessità si sottoporsi ad un intervento chirurgico con un ricovero ospedaliero di 9 giorni. A distanza di qualche mese il giovane reagì in modo violento, con una testata che la colpiva all'occhio sinistro, alla decisione di lei, risoluta nel voler troncare la relazione e qualsiasi contatto con l'ex.

Come troppo spesso accade, lui non seppe farsene una ragione. Al contrario proseguì con atteggiamenti molesti nella vana speranza di riagganciare la ex fidanzata. Talvolta il giovane si presentava nel cuore della notte presso l'abitazione della ragazza e suonava il citofono. Lei per cercare di evitare il pressing aveva disabilitato le chiamate telefoniche in ingresso dal numero dell'ex fidanzato, ma questi aggirava il blocco telefonando da cabine. Le molestie proseguivano anche sul social, dove le restrizioni introdotte dalla vittima per tutelarsi venivano aggirate attraverso falsi profili utente.

Sulla pesante pena finale ha pesato molto l'imputazione di rapina ai danni di un'altra ragazza: dopo che questa aveva rifiutato un prestito, minacciando con un coltello messo a disposizione da un amico (anche lui condannato), disse di non aver paura di usare l'arma bianca contro la ragazza e contro i suoi familiari, «costringeva (omissis) ad effettuare un prelievo di 1.500 euro, somma che si faceva consegnare».

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