Rossi: «Non siamo terra di mafia Situazione non è preoccupante»
«La ‘ndrangheta è in Calabria non in Trentino». Il presidente della Provincia, Ugo Rossi, esclude che si possa parlare del Trentino come di una terra di mafia. «Sarebbe come dire - sostiene il governatore Rossi - che siccome in Germania la ‘ngrangheta ha ucciso sei persone in un ristorante qualche anno fa allora la Germania è terra di mafia, non è così e lo stesso vale per noi».
«Questo non vuol dire - prosegue il presidente della Provincia - che non si debba stare attenti e infatti già due o tre anni fa con l’allora procuratore della Repubblica Dragone abbiamo fatto un’iniziativa di coinvolgimento di tutte le imprese con dei questionari anonimi poi analizzati nel tavolo delle imprese proprio per avere uno strumento di creazione di consapevolezza del pericolo che ci può essere quando qualcuno si presenta come salvatore di aziende, perché è in quel momento che soprattutto si presentano. Da questa analisi era emerso che la situazione non è preoccupante, ma certo trattandosi di fatti per cui basta che accada due volte o addirittura una per fare entrare la mafia è chiaro che si deve stare più che attenti. Infatti anche come Provincia abbiamo inserito il nel nostro Piano anticorruzione anche le iniziative di controllo».
Il presidente Rossi commenta anche i contenuti della relazione della Corte dei Conti trentina dalla quale emergono casi di nepotismo nell’assegnazione delle consulenze ad amici e parenti da parte della Provincia e degli enti locali.
«Noi - sottolinea Rossi - siamo una pubblica amministrazione che muove 4 miliardi e 700 milioni l’anno con 50 mila atti e 3 mila delibere, è ovvio che ci possono essere atti in cui o si sbaglia o c’è qualcuno che fa atti illeciti o illegali ma non dipingerei un quadro così fosco. Da qui però a dipingere un quadro generale ce ne corre. E devo dire che il procuratore della Corte dei Conti ha detto che c’è un rapporto corretto e io devo dire che in merito alle consulenze e ai professionisti esterni noi le abbiamo ridotte passando da 11 a 2 milioni di euro in questa legislatura».
Anche sul caso dell’appalto del Not sul quale la Corte dei Conti ha in corso un’indagine per l’ipotesi di danno erariale per i ritardi nella procedura, il presidente Rossi osserva: «È paradossale che da una parte le sentenze rimandono al project financing e dall’altra ci dicano che visto che si fa il project financing costa di più. Per fortuna, la nuova sentenza di ottemperanza, ma ce lo chiariranno gli avvocati, dovrebbe lasciarci la possibilità di ridefinire le condizioni economiche e finanziarie della finanza di progetto rispetto al bando del 2011. Comunque, la Corte dei Conti farà ora le sue valutazioni e prenderà le sue decisioni. Noi con la coscienza siamo a posto, sapendo che comunque quando si amministra si può anche rischiare di prendere decisioni non corrette».