Via Maccani, c'è un testimone «Li ho sentiti litigare»
Il delitto di via Maccani si arricchisce di un colpo di scen
Il delitto di via Maccani si arricchisce di un colpo di scena: è un testimone, non oculare ma presente sulla scena del crimine. Il verbale del suo interrogatorio è stato depositato ieri dal pm Marco Gallina prima dell’interrogatorio di convalida dell’arresto di Salvatore Roberto Mulas. Proprio quando sembrava che il quadro probatorio si fosse consolidato, è arrivata una nuova testimonianza, clamorosa anche se non muta il quadro complessivo della vicenda che per la procura è e rimane un caso di omicidio volontario.
Della presenza di un ipotetico testimone nell’appartamento al civico 22 di via Maccani gli investigatori della Squadra mobile hanno avuto il sospetto già nella notte tra domenica e lunedì. L’abitazione dove è stato ucciso con una coltellata alla schiena il povero Andrea Cozzatti è stata sottoposta ad un’accurata perquisizione a caccia di elementi utili alle indagini. Da un cassetto è spuntato fuori il passaporto di un cittadino nordafricano, pare di nazionalità tunisina. Gli inquirenti anno intuito che quell’uomo viveva anche lui, o quantomeno era ospitate fisso, nell’appartamentino di Mulas.
Il tunisino per due giorni ha fatto perdere la sue tracce. Il testimone però alla fine ha realizzato che era meglio presentarsi alla polizia e raccontare quanto sapeva. E così martedì il tunisino è stato sentito, in qualità di persona informata sui fatti, negli uffici della Questura. L’uomo ha confermato di alloggiare nell’appartamento di Mulas. Domenica sera, quando è avvenuto il delitto, anche lui era in casa.
Agli inquirenti ha riferito di non aver assistito in prima persona al delitto. «Io - avrebbe detto - mi trovavo nella stanza da letto. Li ho sentiti litigare...». Il tunisino sarebbe entrato in soggiorno ad accoltellamento già avvenuto. Dovrebbe dunque aver visto Cozzatti accasciato sul divano con un coltello da cucina conficcato nella schiena. A quel punto l’ospite, temendo di essere coinvolto in un grave fatto di sangue, ha preferito togliere il disturbo facendo perdere le sue tracce. Di certo il commiato dall’amico Mulas è stato precipitoso, come dimostra il passaporto dimenticato in un cassetto.
Mulas, l’omicida, è rimasto in casa. Deve aver tolto dalla schiena di Cozzatti il coltello (aggravando così la perdita di sangue, già copiosa, perché la lama aveva attinto i polmoni) che poi lava e ripone in un cassetto. Forse, per un attimo, Mulas ha pensato di nascondere le prove del delitto. Ma poi è lo stesso omicida a scendere in strada per chiamare i soccorsi facendo poi trovare alla polizia il coltello utilizzato per colpire Cozzatti.