Feci nella piscina, «Tanti bambini delle colonie: più sorveglianza»
«I primi ad essere stati danneggiati siamo noi dell'Asis. Non abbiamo nessuna colpa per quanto accaduto l'altro giorno e i natanti dovrebbe invece essere grati del fatto che nell'impiantoa le condizioni igienico-sanitarie sono prioritarie». Il direttore Luciano Travaglia respinge al mittente le critiche dei trentini che martedì, impossibilitati a utilizzare tre vasche su quattro della piscina di Gardolo a causa della presenza di feci nell'acqua e della conseguente necessità di bonificare le vasche, chiedevano alla società di intervenire in qualche modo e di rimborsare il biglietto. «È come se uno andasse in autostrada, trovasse coda per un incidente e se la prendesse con la società che gestisce la strada. Sono eventi che non dipendono dalla società che anzi, è essa stessa vittima dei fatti».
«Cosa possiamo fare fare?», chiede Travaglia che non ha una ricetta per ridurre il rischio che questi fatti si ripetano.
«All'inizio stagione abbiamo raccomandato agli animatori delle colonie che ogni giorno frequentano la piscina di sorvegliare di più i ragazzi. Si tratta di più di 100 bambini, alcuni giorni si raggiungono punte di 200. Tanti ragazzini che devono anche convivere con gli adulti che vengono in piscina alla ricerca di quiete. Queste colonie fanno un'importantissima attività sociale, ma per farla ricevano anche dei soldi. È un business. Prima ancora di iniziare avevo detto ai gestori di prestare molta attenzione al comportamento di questi ragazzini perché anche gli adulti che vengono per rilassarsi hanno diritto di non essere molestati. Nello stesso tempo ci siamo anche raccomandati che venisse prestata attenzione alle loro condizioni. Al minimo dubbio che qualche ragazzino soffra troppo a stare in acqua o abbia qualche indisposizione, è bene lasciarlo stare stare sul prato».
Travaglia non sa chi sia il «colpevole» che l'altro giorno, nel giro di poco più di un'ora, ha messo fuori uso tre piscine ma è convinto che sui bambini più piccoli ci sia un sufficiente controllo da parte dei genitori e che invece siano proprio i ragazzini delle colonie ad avere qualche problema a gestire la maggiore autonomia che viene loro richiesta.
«Certo il fatto che in poco tempo siano stati riscontrati problemi in tre vasche è piuttosto anomalo, ma è difficile sapere cosa sia realmente accaduto», dice. Quanto al fatto che altrove, in altri lidi, queste cose accadano meno, Travaglia si dichiara scettico. «Io credo che o questi fatti davvero non accadono oppure non vengano rilevati. I nostri bagnini non chiudono mai un occhio perché vogliamo che le nostre piscine siano in condizioni igienico-sanitarie ottimali. Anche a noi piacerebbe poter ripristinare tutto in 12 secondi, ma ci vogliono tre ore. E questo tempo è frutto di studi in laboratorio. Stiamo cercando di vedere se è possibile accorciare i tempi ma prima di tutto viene la sicurezza. Quello che non riesco a capire è il fatto che un cittadino può inizialmente essere infastidito, ma dovrebbe anche essere soddisfatto del fatto che la piscina in cui si reca è attenta alla salute».
Per cercare di limitare gli episodi Travaglia dice che parlerà con gli assistenti bagnanti per sensibilizzarli, anche se, aggiunge, «il loro compito è salvare vite». Intanto in questi giorni la stagione sembra essere partita alla grande. Dopo i primi dieci giorni dove c'è stato un calo del 6% a causa dei temporali frequenti, in questi ultimi giorni i numeri sono quelli del gran pienone.