Mara è nata due volte grazie a un doppio trapianto
Non si nasce una sola volta. Chi è stato male lo sa: il confine tra la vita e la morte è sottile, ma attraverso un atto d’amore gratuito, grazie ad un gesto di estrema generosità, si può tornare a sperare ed a guardare al futuro con fiducia.
Mara è nata tre volte: quando ha visto la luce, 44 anni fa; a 17 anni, quando le è stato trapiantato il rene di sua madre; a 42 anni, dopo un ritorno alla dialisi, con il «fratellone» Mauro che non ha esitato a offrirle il suo di rene.
«Il doppio trapianto da vivente da parenti non è molto comune» conferma la donna, che è un fiume di entusiasmo e di vitalità. Mara Postal vive a Mezzocorona con il figlio e il marito Maurizio Viola. Lavora all’Itea e, evidenzia, sta bene e non le manca nulla. «Avevo 17 anni, quando mi sono sottoposta al primo intervento - racconta - Per 23 anni sono vissuta con il rene di mia mamma, ma la funzionalità è andata calando. La dottoressa dell’ambulatorio trapianti di Trento mi aveva sempre tenuta informata sulla possibilità di un altro intervento. Lo dico sempre: noi trapiantati siamo come uno yogurt, abbiamo una data di scadenza ma non sappiano quando è. La paura è di tornare in dialisi. A me è successo due anni fa. Sono andata da mio fratello, che in passato mi aveva sempre dato la sua disponibilità. Gli ho chiesto se era ancora dell’idea di donarmi un rene e lui mi ha risposto subito di sì. È stato di una generosità impressionante. Mauro, che è più grande di me di tre anni, è stato sottoposto a tantissimi esami e, come previsto, a test psicologici per capire se si rendesse davvero conto della sua decisione. Vorrei anche sottolineare che all’epoca aveva un lavoro autonomo e dopo l’intervento è stato a casa, senza percepire nulla. Non ci sono contributi per il donatore, non viene riconosciuto nulla per un gesto immenso».
È un circolo d’amore che ha permesso a Mara di superare la sua malattia e di vivere bene. «La generosità fa parte della mia famiglia. Il fatto che mi sono ammalata a 16 anni ci ha unito tantissimo - ricorda Mara - Sono sempre stata sana e vivace e da un giorno all’altro tutto è cambiato. Ho anche rischiato di morire, poi mi sono ripresa. I miei genitori e mio fratello sono rimasti sempre accanto a me: lo shock ci ha unito. E poi c’è mio marito Maurizio, che è stato indispensabile quando, due anni fa, sono tornata in dialisi e mi sono sottoposta al secondo trapianto di rene: è stato lui a seguire nostro figlio, la casa».
Mara vive con un rene solo da quando aveva 16 anni.
«Ma non mi è mai mancato nulla. Ho praticato la pallavolo in serie D con tre allenamenti a settimana e anche ora il fisico tiene. Con un rene solo si può vivere. Mia mamma, che aveva 46 anni quando mi ha donato il suo, sta bene, mio fratello pure». Con la sua disavventura si permette pure di scherzare: «Mi sento un fiore: sarà perché il rene che mi ha donato mio fratello è molto grande? Mi hanno detto i medici che è quasi come se ne avessi due: hanno fatto fatica a trovare lo spazio».