Sanità italiana sotto esame Trento e Bolzano al top
Svetta il Nord-est, che eccelle nell’integrazione tra servizi sociali e sanitari, brillano le Province autonome di Trento e Bolzano, seguite da Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto. A chiudere la classifica è invece la Sardegna, maglia nera per quello che riguarda il Servizio sanitario regionale. A fornire un quadro in cui «resiste il divario tra Nord e Sud» è la sesta edizione del rapporto «Una misura di Performance dei Servizi Sanitari Regionali», condotto dal Centro Studi Crea Sanità dell’Università di Roma Tor Vergata, e presentato oggi a Roma.
Nel ranking dei Servizi Sanitari Regionali (Ssr), in una posizione intermedia si posizionano Valle d’Aosta, Marche, Liguria, Umbria, Piemonte, Lazio, Abruzzo. Sicilia, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria sono invece nell’area «critica». Complessivamente, si legge, «livelli maggiori di tutela della Salute si riscontrano nelle Regioni del Nord-Est del Paese», ovvero laddove sono più sviluppate politiche di integrazione fra Sanità e Sociale.
Nella valutazione condotta dal Crea (Consorzio Per La Ricerca Economica Applicata In Sanità), avanzano rispetto allo scorso anno Trento e Bolzano (dall’area di performance «intermedia» a quella di ‘eccellenzè) e avanza il Friuli (da area critica a area intermedia). Retrocede in coda invece la Sardegna, il cui servizio sanitario nel 2017 aveva avuto prestazioni nella media.
«Uno spostamento anche dovuto al fatto che l’attenzione della valutazione si è spostata quest’anno su aspetti più legati al sociale, capitolo sul quale le regioni del Sud arrancano», spiega all’Ansa il presidente di Crea Sanità Federico Spandonaro.
Il metodo di valutazione utilizzato è multi-dimensionale, ovvero prende in considerazione diverse dimensioni: sociale, esiti, appropriatezza, innovazione e economico finanziaria. Allo stesso tempo è anche multi-prospettiva, ovvero «media» le valutazioni di diversi stakeholder del sistema, ovvero utenti, management aziendale, professioni sanitarie, istituzioni e industria medicale.
Complessivamente i livelli di soddisfazione dei circa 100 esperti del panel rispetto alle performance attuali «sono relativamente scarsi» e «anche i migliori risultati regionali raggiunti sono ben lontani da una performance ottimale». Di contro, tra professionisti sanitari e management aziendale «prevale il convincimento di avere fatto “il massimo” con le risorse disponibili».
«Le Regioni che hanno migliori performance - prosegue Spandonaro - sono quelle che spendono di più e offrono qualcosa di più rispetto a quanto previsto dai Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Questo significa che chi può permettersi investimenti aggiuntivi ha maggiori ritorni, in particolare per i servizi socio-sanitari, che sono la vera emergenza per una società che invecchia rapidamente». «La nostra - conclude - non è una classifica, ma vogliamo offrire uno strumento alla politica su cui lavorare».
Per l’assessore regionale alla Sanità della Sardegna, Luigi Arru, il rapporto del Crea riguarda «il periodo pre-riforma della rete ospedaliera, dell’attuazione della Asl unica e della centrale unica d’acquisto. Si tratta dunque di una conferma riguardo la necessità delle azioni di riordino in atto».
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