Cimitero, «da 9 mesi mio marito relegato in un'urna nel ripostiglio»
Nei giorni scorsi abbiamo sollevato il problema delle urne cinerarie «parcheggiate» al cimitero di Trento per mancanza di spazi adeguati.
Adesso vi proponiamo la testimonianza diretta di chi è costretto a piangere il proprio caro in un ripostiglio.
«Caro direttore, mio marito, Oscar Filippi, è deceduto nel dicembre del 2017. Sono più di nove mesi, quindi, che aspetto che alla sua urna venga assegnato un posto dignitoso. Attualmente, come tante altre urne, anche la sua è parcheggiata in una saletta delle camere mortuarie del cimitero di Trento, come spiegato dall’Adige.
Alla saletta non si può accedere direttamente se non chiedendo le chiavi al personale già molto impegnato. La soluzione di un loculo nel seminterrato era stata da me e dalle mie figlie scartata fin dall’inizio.
Il seminterrato è un luogo freddo e squallido nel quale non ci si sente neppure sicuri.
Certamente la proposta del signor Passalacqua, come scritto nell’articolo apparso recentemente sull’Adige, non mi soddisfa per nulla.
Ho atteso fino ad ora, chiedendo varie volte informazioni sullo stato dei lavori, un posto decoroso come mi era stato assicurato nel momento stesso in cui avevo fatto la domanda per l’assegnazione di un loculo.
Pensando poi a quanto mio marito, come geometra della Provincia e come presidente della Circoscrizione San Giuseppe - Santa Chiara, si era speso per risolvere i problemi del cimitero, per la costruzione del forno crematorio ed in generale per il bene dei cittadini, la situazione attuale mi sembra ancora più offensiva.
In ogni caso ognuno ha diritto comunque ad una degna sepoltura».
Cecilia Clementi Filippi