Condannato per molestie a due ragazzine sul bus Lui: «Scambio di persona»
Erano state avvicinate e palpeggiate mentre viaggiavano sull’autobus che, dalla città, doveva portarle nel sobborgo in cui vivono.
L’autore di quei palpeggiamenti, secondo il Tribunale, è un uomo albanese di 67 anni, che è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa) per violenza sessuale e a risarcire una delle ragazzine, costituitasi parte offesa con l’avvocato Verena Gadotti, con 5.000 euro. Una condanna che l’imputato, assistito dagli avvocati Patrizia Galvagni e Andrea de Bertolini, è pronto ad impugnare.
I fatti al centro del procedimento penale sono due e risalgono all’aprile 2016. L’imputato, secondo l’accusa, nel primo caso si sarebbe seduto accanto alla vittima, all’epoca 17enne, come un qualsiasi passeggero. La ragazza aveva raccontato che l’uomo aveva alzato la mano, toccandole una coscia, ma la sua reazione istintiva - si era alzata e allontanata - aveva posto fine alle attenzioni morbose dell’uomo. Perlatro, una volta sceso dal bus, secondo quanto ricostruito, l’uomo aveva preso sotto braccio anche un’amica della vittima, chiedendole che scuola frequentasse. Il secondo capo di imputazione si riferisce ad un episodio analogo, ai danni di una 15enne. Con un gesto repentino l’uomo avrebbe palpeggiato la vittima, toccandole una coscia. La «tattica» usata per molestare la minore sarebbe stata sempre la stessa: sedersi accanto a lei come un qualunque passeggero, provare a scambiare qualche parola e poi allungare la mano. In questo caso, poi, nemmeno la reazione immediata della ragazzina lo avrebbe fatto desistere. L’imputato avrebbe infatti cercato di nuovo di raggiungere con la mano le parti intime della vittima.
In entrambi i casi le ragazze avevano trovato il coraggio di confidarsi con i genitori, che avevano dunque segnalato l’accaduto alle forze dell’ordine e tra le mamme la notizia delle attenzioni morbose da parte di un signore si era diffusa, tanto che una di loro aveva immortalato il presunto molestatore. Proprio da una segnalazione era poi scattato l’intervento di carabinieri e polizia e per l’uomo era scattata la denuncia.
Ma la difesa, come detto, sostiene che l’uomo sia innocente e che alla base ci sia uno scambio di persona. Il 67enne, infatti, sarebbe arrivato in Trentino solo per trovare i figli e non parlerebbe italiano: non avrebbe potuto dunque essere l’uomo che chiedeva alle ragazze notizie sulla scuola o su cosa facessero. Anche una grave patologia alle mani di cui soffre, secondo la difesa, avrebbe dovuto essere un elemento di immediato riconoscimento se davvero fosse stato lui ad avvicinare le vittime.