Cartella esattoriale ai trafficanti di piazza Dante Traffico di droga alla stregua di società di fatto
Il traffico di droga in Piazza Dante? Per l’Agenzia delle Entrate va considerato alla stregua di una «Sdf», ossia una società di fatto.
Per questo ai 24 «soci» (con quote di partecipazione equivalenti) è stata inviata una doppia cartella esattoriale per un importo totale di 5,1 milioni di euro.
I presunti trafficanti e spacciatori erano finiti in manette nel giugno di un anno fa, nell’ambito dell’operazione «Alì Baba» condotta dalla guardia di finanza. Le udienze preliminari per gli indagati dovrebbero concludersi entro fine mese: l’accusa nei loro confronti è di «associazione finalizzata al traffico illecito» di hashish e cocaina. Nel frattempo, si è mosso anche il Fisco, che ha attribuito il ruolo di «rappresentante» a colui che viene ritenuto il «promotore dell’organizzazione e referente per tutti gli affiliati». Un rappresentante che dà il nome alla «società», cui l’Ufficio controlli della direzione provinciale di Trento dell’Agenzia delle entrate ha attribuito anche una forma societaria: «Baba Abderrazzak Sdf con sede in Piazza Dante, 38122 Trento».
L’avviso di accertamento è stato inviato a tutti gli «impresari», undici dei quali con domicilio in Trentino tra il carcere di Spini e le abitazioni di Trento, Ala e Nave San Rocco. Nella cartella esattoriale vengono ricostruiti i fatti: nel corso degli anni 2015 e 2016 la presunta associazione criminale avrebbe acquistato e rivenduto sul mercato nazionale consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti: 334,4 chili di hashish e 3 chili di cocaina. Quella della banda va inquadrata - secondo gli ispettori - come una «attività organizzata in forma d’impresa, diretta alla cessione di beni al dettaglio e, come tale, soggetta all’imposizione ai fini dell’Irpef, dell’Iva e dell’Irap».
Ecco dunque che all’intero gruppo di 24 persone (soprattutto di nazionalità marocchina, ma c’è anche un trentino) è stato inviato il documento di recupero delle imposte non versate. Il calcolo degli incassi è stato effettuato sulla base dei contenuti delle telefonate tra i presunti trafficanti che si accordavano su acquisti (che avvenivano in Spagna e Olanda) e cessioni sulle piazze di Trento e Rovereto, ma anche in Lombardia e nelle Marche. Il valore di mercato della droga (1,5 euro per ogni dose di hashish e 70 euro per la cocaina) è stato inoltre determinato in base ai risultati delle analisi qualitative e quantitative di involucri e ovuli presi a campione. Il fatturato della società sarebbe ammontato dunque nel 2015 a 4.781.700 euro e 3.920.700 l’anno successivo.
Nella cartella si precisa peraltro che «la società oltre ad aver omesso la presentazione della dichiarazione Iva, non ha certificato le operazioni imponibili né ha istituito alcuna documentazione contabile». Gli accertamenti del Fisco hanno portato a calcolare che per il 2015 non è stata incassata l’Iva (l’aliquota ammonta al 22%) per un totale di 1.051.974 euro; per il 2016 invece l’imposta dovuta ammontava a 862.554 euro. A questi importi vanno però aggiunti sanzioni e interessi su Irpef, Irap e Iva (oltre alle spese di notifica). Per il primo anno di attività della «Sdf» (199mila euro di reddito pro capite), l’Agenzia di via Brennero chiede il pagamento di un totale di 3.165.571,60 euro, mentre per il 2016 (163mila euro pro capite) l’importo richiesto è pari a 1.954.013,29 euro.
Per loro non ci sarà alcun condono o - come viene chiamato oggi - nessuna «pace fiscale».